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Allarme biodiversità: necessaria una maggiore collaborazione fra scienziati e politici

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 23.01.2012

Foto Maria Di Gregorio

La biodiversità è in rapido declino in tutto il mondo. Le sfide della conservazione delle specie del mondo sono forse anche più grandi di quelle che intendono mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico globale. Affrontare la crisi della biodiversità richiede una volontà politica e deve essere basata su una solida conoscenza scientifica, se vogliamo garantire un futuro sicuro per il pianeta. Questa è la conclusione principale degli scienziati dell’Università di Copenaghen, dopo che 100 ricercatori ed esperti di politica dei paesi dell’Unione europea si sono riuniti questa settimana presso l’Università di Copenhagen per discutere su come organizzare la futura discussione dell’Intergovernmental Panel for Biodiversity and Ecosystem Services, l’IPBES, un equivalente del pannel delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC).

La biodiversità è in rapido declino in tutto il mondo. La perdita delle specie e il degrado degli ecosistemi sta procedendo velocemente e il ritmo sta accelerando. Il mondo sta perdendo specie a un tasso che è da 100 a 1000 volte più veloce del tasso di estinzione naturale.

Estinzioni di massa di specie si sono verificate cinque volte in precedenza nella storia del mondo: l’ultima volta è stata 65 milioni di anni fa, quando i dinosauri e molte altre specie sono scomparse. I precedenti periodi di estinzione di massa e di cambiamenti degli ecosistemi sono stati guidati da cambiamenti globali del clima e della chimica atmosferica, da impatti con asteroidi e dal vulcanismo. Questa è dunaue la sesta estinzione di massa, che è il risultato di una competizione per le risorse tra una specie del pianeta, gli esseri umani, e tutti gli altri. Il processo verso l’estinzione è principalmente causato da una degradazione dell’habitat, il cui effetto sulla biodiversità è aggravato dal cambiamento climatico dovuto a cause antropiche.

“La crisi della biodiversità – ovvero la rapida perdita di specie e la rapida degradazione degli ecosistemi – è probabilmente una grande minaccia del cambiamento climatico globale alla stabilità e prosperità futura del genere umano sulla Terra. Vi è la necessità per scienziati, politici e autorità di governo di collaborare strettamente se vogliamo risolvere questa crisi. Questo rende la necessità di stabilire un riunione dell’IPBES con urgenza, che potrebbe già essere in una riunione delle Nazioni Unite a Panama City in aprile,” ha detto il professor Carsten Rahbek, direttore del Center for Macroecology, Evolution and Climate, della University of Copenhagen.

La conferenza è stata organizzata e ospitata in collaborazione con il ministero danese dell’Ambiente e ha avuto luogo presso l’Università di Copenaghen, dove si sono riuniti più di 100 scienziati e decisori politici, in primo luogo dei paesi dell’UE. La conferenza è stata organizzata proprio perchè la Danimarca ha assunto la Presidenza dell’Unione europea, che offre l’opportunità di influenzare il processo di organizzazione del panel delle Nazioni Unite sulla biodiversità.

Il nuovo pannello sulla biodiversità è equivalente al pannello delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che ha portato a una maggiore consapevolezza politica e a cambiamenti in tutto il mondo, e ha avviato un cambiamento di comportamento per miliardi di persone in molte aziende. Purtroppo, lo stesso non vale quando si tratta di ridurre le minacce per gli ecosistemi e la perdita di specie animali e vegetali.

“Vi è la necessità di produrre scenari futuri che siano facilmente comprensibili e allo stesso tempo riunire i migliori scienziati in questo campo. E’ tecnicamente possibile sviluppare tali scenari, se sono richiesti da decisori politici coinvolti nel processo IPBES. Il mito che gli scienziati universitari non possono o non contribuiranno a soluzioni concrete su larga scala dei problemi della società in stretta collaborazione con i decision makers e i politici ha dimostrato di essere falso attraverso il nostro forte impegno per l’organizzazione e la partecipazione a questi seminari. La collaborazione tra il ministero danese dell’Ambiente, la Presidenza UE e l’Università di Copenaghen, oltre all’organizzazione di questa conferenza è un esempio riuscito di come le università possano contribuire a fronteggiare alcune delle più grandi sfide mondiali”, ha concluso Carsten Rahbek.

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