Deforestazione sistematica in Amazzonia - immagine dal satellite
Il bacino amazzonico delle Ande, che si estende dal Perù alla Bolivia, è una delle aree biologicamente più ricche e mutevoli della Terra. Ora un team multinazionale di studiosi ha realizzato una nuova mappa della biodiversità delle Ande per capire quali specie hanno più urgente bisogno di protezione, mentre circa la metà del sistema ecologico dell’area in questione è protetto solo per il 10% e che la biodiversità delle Ande è minacciata dell’estrazione del petrolio e dello sfruttamento delle miniere d’oro e coltivazioni illegali.
Il bacino amazzonico delle Ande è un’area di biodiversità che rischia di scomparire, oppure, nella migliore delle ipotesi, di vedersi ridisegnata in una nuova mappa. Un delicato ecosistema che vive in equilibrio straordinario e che ha dato origine a esseri unici, come la lucertola nera, la lontra di fiume o il famoso Paiche, il pesce d’acqua dolce più grande del mondo, senza contare le innumerevoli altre specie che stanno già scomparendo. Un recente studio apparso sulla rivista BMC Ecology ha infatti raccolto tutte le informazioni degli ultimi cento anni, provenienti da esploratori e studiosi, nonché dal satellite, dati che riguardano specie uniche rilevate nell’ecosistema di quella parte del bacino dell’Amazzonia. Dallo studio emerge che delle specie endemiche, ovvero del territorio, possono sopravvivere solo in quell’area specifica, non altrove. Sono specie che hanno bisogno di protezione, poiché sono vulnerabili al clima e ai cambiamenti ambientali, e, al di fuori di quel tipo di condizioni di habitat, morirebbero. Le specie in questione sono in pratica un indicatore importante della biodiversità del Pianeta.
Per affrontare questo importante lavoro di catalogazione, un team multinazionale di studiosi, provenienti da Stati Uniti, Sudamerica e altri continenti, si è riunito e ha mappato la vasta tipologia di ecosistemi presenti in Bolivia e in Perù: dalla savana umida tropicale del Beni e dalla várzea, ovvero palude, di Iquitos (la più vasta città della foresta pluviale peruviana), fino agli habitat secchi ed aridi delle valli interne, toccando anche i freschi boschi umidi dei pendii orientali delle Ande. Più di 7000 registrazioni, con un’accuratezza di un chilometro quadrato: 115 specie di uccelli, 55 di mammiferi, 177 di anfibi e 435 specie di piante differenti.
Le analisi della mappa hanno mostrato che la più alta concentrazione di uccelli endemici e mammiferi si è scoperta lungo una stretta fascia delle Ande, a un’altitudine che va dai 2500 ai 3000 metri sopra il livello del mare. Inoltre, specie tipiche e uniche di anfibi, si possono trovare dai 1000 ai 1500 metri, specialmente nelle zone meridionali del Perù e del Nord della Bolivia. Si è visto che una delle aree a più elevata concentrazione di specie “insostituibili”, con il più alto numero di tipologie di uccelli e mammiferi tipici, è proprio una regione non protetta che circonda Macchu Pichu, il sito archeologico di importanza mondiale, nella Cordillera di Vicabamba, in Perù.
Gli autori sono concordi nel sostenere che ben 226 specie endemiche sono privi di protezione nazionale e che circa la metà del sistema ecologico dell’area in questione è protetto solo per il 10%, o anche meno, dai rispettivi Stati. In più è stato rilevato che solamente il 20% delle aree con un elevato numero di specie endemiche e il 20% delle aree in cui la biodiversità è insostituibile, sono attualmente sotto protezione. Si tratta di percentuali irrisorie di fronte all’immensità del bene di cui si sta parlando.
Lo sa bene la dottoressa Jennifer Swenson, dalla Duke University, che ha condotto e guidato le ricerche. Lei stessa sostiene che “la biodiversità delle Ande è sotto la minaccia dell’estrazione del petrolio e dello sfruttamento delle miniere d’oro, vi sono in essere progetti infrastrutturali, coltivazioni illegali, e molte altre attività.
È già anche chiaramente delineata l’emigrazione delle specie sopra dei pendii, specie che si spostano per far fronte ai cambiamenti climatici che stanno avvenendo in questa regione. La conservazione del territorio delle Ande ha bisogno di un’urgente messa a punto e speriamo che i dati che abbiamo raccolto possano aiutare a proteggere questa regione incredibilmente unica.”