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Cambiamenti climatici del Cretaceo per studiare gli effetti di quelli attuali sulla vita marina

Scritto da Leonardo Debbia il 23.06.2013

La maggior parte delle crisi degli ecosistemi marini dell’era Mesozoica è stata collegata a episodi di intenso riscaldamento. In realtà, se ne sono verificate altre anche durante gli intervalli più freschi che interrompevano l’effetto serra del Cretaceo.

Secondo una ricerca pubblicata su Geosciences, 116 milioni di anni fa un’ondata di freddo ha innescato una di queste crisi marine.

Uno studio internazionale, frutto di una collaborazione fra esperti anglo-tedeschi delle Università di Newcastle, di Colonia, di Francoforte e dell’Istituto per le Ricerche oceaniche GEOMAR di Kiel, conferma il legame tra il raffreddamento globale avvenuto verso la metà del Cretaceo e un contemporaneo sconvolgimento dell’ecosistema marino.

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Per la prima volta sono state verificate ampiezza e durata della variazione delle temperature di quel periodo. 

Analisi geochimiche e micropaleontologiche, eseguite su un nucleo di sedimenti del Nord Atlantico, hanno confermato che un calo di 5°C della temperatura globale ebbe un notevole impatto sul ciclo naturale del carbonio per un periodo che durò 2,5 milioni di anni.

Nel contempo, è stato riscontrata una elevata attività tettonica che portò alla rottura del supercontinente Pangea e alla nascita di nuovi bacini intorno ad Africa, Sud America ed Europa.   

Questa apertura di nuovi spazi marini offrì la possibilità a numerosi organismi fotosintetici di fissare l’anidride carbonica contenuta nell’atmosfera. I gusci degli organismi morti, depositandosi sui fondali, arricchirono i mari di carbonio, favorendo la formazione di rocce carbonatiche, quali calcari e dolomie. 

I risultati di questa massiccia fissazione del carbonio non mancarono: diminuzione della concentrazione di anidride carbonica atmosferica, progressiva riduzione dell’effetto serra e un rapido abbassamento, sia pure di pochi gradi, della temperatura media globale.  

Il raffreddamento cessò soltanto dopo 2 milioni di anni in seguito ad una rilevante attività vulcanica originatasi nell’Oceano Indiano. Le emissioni di ingenti volumi di gas, con il continuo  apporto di anidride carbonica proveniente dall’interno della Terra, produssero un rialzo del livello di carbonio nell’atmosfera

Questo evento pose fine al periodo freddo critico, innescando nuovamente un effetto serra ed il ritorno ad un clima più caldo.

Gli sforzi degli studiosi, attualmente rivolti verso le conseguenze del riscaldamento globale sugli ecosistemi, debbono tener conto che anche le oscillazioni di temperature del passato appena descritte, sia pure contenute in pochi gradi, hanno avuto un impatto significativo quanto negativo sugli ecosistemi marini.

Tuttavia, i ricercatori puntualizzano che i cambiamenti del “sistema Terra” del Cretaceo sono avvenuti nel corso di milioni di anni e non possono essere facilmente correlati con i rapidi mutamenti del clima attuale.

“Come sempre è una questione di equilibrio e di una buona scala di comparazione”, spiega Thomas Wagner, professore di Sistematica della Terra all’Università di Newcastle, uno degli autori dello studio. “Tutti i processi di questo sistema funzionano su scale spaziali e temporali differenti, ma è anche da sottolineare che quando qualcosa turba l’equilibrio del sistema – sia un evento su grande scala, un fenomeno naturale a lungo termine o una “breve” ma intensa immissione di gas ad effetto serra causata da attività antropiche a livello mondiale – possono verificarsi effetti a catena su tutto il sistema. Il problema fondamentale è identificare e quantificare i meccanismi iniziali e le conseguenze che possono derivarne: questa rimane una sfida continua nella ricerca sul clima”. 

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