La cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica (CCS) e di altri gas inquinanti sono visti come una soluzione per mitigare l’effetto dei gas serra sul nostro clima. E’ però anche vero che questa è solo una soluzione temporanea: viene definita una “soluzione ponte”. Ciò a cui dovremmo mirare è un sistema che intrinsecamente limiti le emissioni di gas serra. Questo però non pare essere l’unico limite di questa soluzione. Infatti l’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) ha pubblicato uno studio in cui si dimostra che non sempre le operazioni di stoccaggio sono convenienti in termini di riduzione delle emissioni. A volte infatti, la procedura di stoccaggio produce a sua volta emissioni dannose. Nel complesso, però, l’utilizzo della CCS pare avere risultati postivi.
Con la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica rimuoviamo la CO2 dall’aria e la immagazziniamo nel sottosuolo.
L’Europa regolamenta queste operazioni con un’apposita direttiva. Alla metà del 2011, il progetto della Commissione europea CCS Network aveva autorizzato sei progetti sulla CCS in Europa: in Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna e UK.
Ma secondo uno studio, oltre a ridurre le emissioni di CO2, la CCS dovrebbe avere un effetto sugli inquinanti atmosferici in generale , aumentando le emissioni nette di alcuni inquinanti per kilowatt-ora. La ricerca ha considerato i principali gas serra (GHG): CO2, metano e protossido di azoto, e gli inquinanti atmosferici più nocivi per la salute: ossidi di azoto, biossido di zolfo, ammoniaca, composti organici volatili non metanici e particolato (PM10).
L’effetto della CCS sulle emissioni di inquinanti atmosferici varia notevolmente a seconda della sostanza inquinante. Ad esempio, la degradazione di un solvente utilizzato in alcune procedure per lo stoccaggio rilascia ammoniaca e quindi aumenta le emissioni. Ci sono anche effetti postivi. Lo studio dell’AEA, riassume le più recenti ricerche su questo argomento. I maggiori incrementi sono previsti per gli ossidi di azoto e l’ammoniaca e la più grande riduzione per il biossido di zolfo. Tuttavia, le emissioni di questi inquinanti, in particolare ossidi di azoto, varierà a seconda della tecnologia utilizzata per la CCS.
Nello studio si sottolinea l’importanza di considerare anche le emissioni indirette coinvolte nel processo di CCS, come, ad esempio, il trasporto del gas per il successivo stoccaggio. Queste emissioni possono incidere anche significativamente sulle emissioni totali. Va precisato che tutti gli studi effettuati finora si riferiscono a piccoli numeri o ipotesi, piuttosto che a situazioni su larga scala.
Lo studio ha creato quattro diversi scenari ipotizzati per il 2050 con una stima delle emissioni di gas serra per le diverse sostanze inquinanti. Il primo scenario ipotizza che non ci sia alcuna centrale per la CCS in Europa. Il secondo e il terzo scenario ipotizzano che la CCS sia attiva in tutti i paesi europei che hanno centrali elettriche a carbone, uno prevede che il carbone provenga dall’Europa, mentre l’altro che il carbone arrivi dall’Australia. Nell’ultimo scenario finale in cui la CCS viene applicata alle centrali a carbone, a gas e a biomassa che utilizzano combustibili provenienti dall’ Europa, le emissioni erano inferiori al primo scenario per tutti gli inquinanti, ad eccezione dell’ ammoniaca.
Il rapporto dell’AEA considera quindi positiva l’introduzione della CCS per abbassare il livello degli inquinanti nell’aria. La Commissione europea si è impegnata in una roadmap per lo sviluppo di un’economia a basse emissioni per il 2050 con l’obiettivo di ridurre dell’ 80-95% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990. Secondo gli autori dello studio però, l’utilizzo della CCS non deve distogliere l’Europa dall’obiettivo di raggiungere un più basso consumo energetico e un uso più efficiente delle risorse.