E’ uno studio dell’Università di Stoccarda, rilanciato da Greenpeace, a fornire i dati di una strage silenziosa che si opera ogni ora in Europa a causa dei fumi delle centrali elettriche a carbone.
Si chiama “Silent killers” il rapporto di Greenpeace presentato oggi e parla più di due persone morte ogni ora, 22.300 morti premature ogni anno. Il danno è valutabiel anche in termini economici, la perdita annua è di 5 milioni di giornate lavorative.
I dati in Italia, paese che ospita l’Enel, una delle compagnie proprietarie delle centrali elettriche, parlano di 521 morti premature ogni anno e di 177mila giornate di lavoro.
Enel, la grande multinazionale elettrica italiana, è la quinta peggior compagnia a livello europeo, in termini di impatti sulla salute, se si includono anche le emissioni delle centrali della Slovenské Elektrárne, controllata da Enel per il 66 per cento.
Questi dati però non ci fanno certo cambiare direzione: sono decisamente preoccupanti i dati che produce Greenpeace per il futuro.
Proprio agli impianti che potrebbero vedere la luce nei prossimi anni è dedicato un capitolo dello studio dell’università tedesca: 52 progetti di nuove centrali risultano attualmente in fase di realizzazione o di autorizzazione.
In Italia Enel è anche la quarta peggior compagnia europea per quanto riguarda il carbone “di domani”, ovvero gli impatti sanitari che si avrebbero dalle centrali in progettazione o in via di realizzazione.
“Lo studio realizzato dall’Università di Stoccarda è l’ennesima prova, qualora ve ne fosse bisogno, che il ‘carbone pulito’ sbandierato dalle compagnie energetiche non esiste” afferma Andrea Boraschi,
responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “I dati di molte istituzioni e organismi sovranazionali confermano che l’aria che respiriamo può essere uno dei maggiori agenti patogeni per
la nostra salute. In Europa, il carbone è una delle principali cause di avvelenamento dell’aria. Per salvare i nostri polmoni, e salvare il clima dalle emissioni di gas serra, dobbiamo mettere fine all’era del
carbone e avviare una radicale rivoluzione energetica”.
Le circa 300 centrali a carbone funzionanti in Europa producono un quarto dell’energia elettrica consumata nell’Unione ma emettono il 70 per cento degli ossidi di zolfo e più del 40 per cento degli ossidi di
azoto provenienti dal settore elettrico. Queste centrali sono la fonte di circa la metà di tutte le emissioni industriali di mercurio, di un terzo di quelle di arsenico e producono quasi un quarto del totale
delle emissioni europee di CO2.
I Paesi maggiormente colpiti, in termini sanitari, dalle emissioni del carbone sono la Polonia (dove il carbone causa più di cinquemila morti premature l’anno), la Germania, la Romania e la Bulgaria. Le aziende
maggiormente responsabili di questi impatti sono invece la PGE (polacca), RWE (tedesca), Vattenfall (svedese), PPC (greca) e Enel (italiana, compresa la controllata Slovenské Elektrárne).
Per cambiare la situazione Greenpeace crede nelle energie rinnovabili e chiede all’Unione Europea di fissare nuovi obiettivi vincolanti di sviluppo delle rinnovabili (45 per cento), di abbattimento dei gas serra (55 per cento) e di efficienza energetica per il 2030.