Verdure e frutta biologici possono essere più salutari per la tavola, ma non necessariamente per l’ambiente, in base ad uno studio dell’Università di Alberta, Canada.
Lo studio, condotto da un team di ricercatori del dipartimento di Economia Rurale dell’Università di Alberta, mostra che i gas serra emessi quando il prodotto è trasportato per grandi distanze mitiga i benefici ambientali che le colture biologiche hanno sull’ambiente circostante.
“Se compri ‘verde’, devi comunque considerare la distanza che quel cibo ha percorso. Se il cibo ha viaggiato più del suo omologo non biologico, tieni conto che alcuni dei benefici per cui stai comprando bio sono stati cancellati dai costi extra per il trasporto,” dice il ricercatore Vicki Burtt.
Burtt e i suoi colleghi hanno comparato il costo dei “chilometri fatti dal cibo” tra cibi biologici e convenzionali, e hanno scoperto che c’è una piccola differenza tra queste due grandezze.
I chilometri-cibo sono definiti come la distanza percorsa dal cibo fal campo ai negozi alimentari. Lo studio ha evidenziato che i gas serra emessi (come la CO2) per trasportare 20 tonnellate di prodotti biologici erano comparabili con quelli emessi peer la stessa quantità di cibo cresciuta normalmente.
Per lo studio, il team ha raccolto i prezzi al dettaglio da 6 negozi di alimentari e intevistato i fornitori sui loro metodi di consegna. Hanno creato quindi dei “carrelli” di cibo comparabili tra loro, separati tra biologici e convenzionali. Hanno controllato la consegna e il tipo di trasporto di tutti i cibi, via mare, via terra e con aerei cargo, e hanno trovato che molti dei prodotti erano stati trasportati attraverso i camion. Da 1970 il trasporto via camion è aumentato, sostituendo i più efficienti ed ecologici trasporti su rotaia e su nave (qui in Italia conosciamo molto bene il problema).
I ricercatori hanno calcolato che il costo annuo per una città della dimensione di Edmonton (capitale della regione di Alberta, 700 mila abitanti) erano da 135.000 dollari a i 183.000 (5.492-7.426 tonnellate di CO2) per i prodotti convenzionali contro i 156.000 – 175.000 (6.348-7.124 tonnellate CO2) per i prodotti biologici. Molti dei prodotti biologici avevano viaggiato di più degli omologhi convenzionali. Due prodotti in particolare, i mango e il pepe verde, avevano viaggiato molto di più della loro controparte convenzionale (4.217 e 1.476 kilometri, respettivamente). I mango erano presi dall’Ecuador e dal Perù rispetto al Messico, mentre il pepe verde veniva dal Messico invece che dagli USA o dal Canada, addirittura.
Per aiutare a ridurre i gas serra, Burtt raccomanda ai consumatori di passare a consumare prodotti locali prodotti direttamente dai produttori o nei mercati rionali, quando possibile.
Questo, soprattutto qui in Italia, aiuterebbe i piccoli produttori a sostenere gli alti costi delle attrezzature agricole e a mantenere vive le tradizioni, che sono sempre più in pericolo con l’avvento della produzione di massa e con la globalizzazione anche nel settore dei prodotti freschi . Per non parlare della biodiversità.
D’altronde, c’è un’altra ricerca che critica, in parte, il consumo dei prodotti locali a tuti i costi. Uno studio chiamato “Fair Miles – Recharting the Food Miles Map,” (Chilometri equi – ridisegnare la mappa del trasporto dei cibi) un pomodoro trasportato via camion dalla Spagna alla Gran Bretagna potrebbe essere più ecologicamente sostenibile rispetto ad un pomodoro coltivato in serra in Gran Bratagna. Questo perché l’energia per permettere la crescita di un ortaggio in un clima sfavorevole comporta più energia di quella necessaria a trasportarlo dalla vicina Spagna.
Per essere sostenibili e mangiare sano, con un occhio anche all’economia locale e alla biodiversità: cibo locale, ma non datteri in Islanda, per favore. E quando tutto ciò si concilia col biologico, ben venga il biologico. Buon appetito!