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Con l’aumentare delle temperature artiche, nella tundra aumentano degli incendi

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 21.11.2010
Tundra

Nel 2007 lungo il fiume Anaktuvuk il fuoco ha bruciato più di 1.000 chilometri quadrati di tundra dell'Alaska. E' stato l'incendio più grande di un'area di tundra nella regione mai registrato - Foto: Crediti: Bureau of Land Management

Champaign, Illinois – Nel settembre 2007, lungo il fiume Anaktuvuk il fuoco bruciava più di 1.000 chilometri quadrati di tundra dell’Alaska sul North Slope, raddoppiando la superficie bruciata in quella regione, da quando sono iniziate le registrazioni dei dati nel 1950. Una nuova analisi di carote di sedimenti dalla zona bruciata ha rivelato che l’incendio della tundra è stato il più distruttivo in quel sito da almeno 5.000 anni. Modelli costruiti in 60 anni di dati climatici e di incendi ha rilevato che anche moderati incrementi nelle temperature della stagione calda nella regione può far aumentare notevolmente la probabilità di tali incendi.

Lo studio è stato pubblicato lo scorso ottobre sul Journal of Geophysical Research.

Dopo l’incendio di Anaktuvuk, il professore di biologia vegetale Feng Sheng Hu dell’Università dell’Illinois ha cercato di rispondere a una semplice domanda: questo fuoco apparentemente di portata storica è stato un’anomalia o gli incendi di grandi dimensioni sono un evento normale nella regione?

“Se tali incendi si verificassero ogni 200 anni o ogni 500 anni, allora si tratterebbe di un evento naturale”, ha detto Hu. “Ma un’altra possibilità è che si tratti di eventi davvero senza precedenti, causati dal riscaldamento da effetto serra”.

Durante un viaggio in Alaska nel 2008, Hu ha noleggiato un elicottero per visionare la regione di Anaktuvuk colpita dall’incendio e per raccogliere sedimenti dai due laghi interessati. Hu e i suoi colleghi hanno analizzato la distribuzione delle particelle di carbone nelle carote recuperate per determinare l’età approssimativa di diversi strati di sedimenti.

La squadra non ha trovato prove di un incendio di proporzioni e intensità analoghe nei sedimenti che rappresentano circa 5.000 anni di storia geologica in quella regione.

I ricercatori hanno poi analizzato i 60 anni di dati a disposizione per verificare la frequenza degli incendi, la temperatura e le  precipitazioni della tundra dell’Alaska per determinare se c’erano state condizioni climatiche specifiche negli anni in cui gli incendi della tundra erano stati significativi. Hanno sviluppato un modello che lega l’area bruciata della tundra dell’Alaska ogni anno con la temperatura media e le precipitazioni nel periodo più caldo dell’anno: da giugno a settembre.

Questa analisi ha scoperto un andamento sorprendente, ha detto Hu.

“C’è un drammatico rapporto non lineare tra le condizioni climatiche e gli incendi della tundra e ciò che si può chiamare un punto di svolta”, ha detto. Una volta che la temperatura sale al  di sopra di una soglia media di 10 gradi Celsius nel periodo tra giugno e settembre, ha detto, “la tundra inizia a bruciare più di frequente”.

Negli ultimi 60 anni, le temperature medie annuali in questa stagione calda hanno oscillato tra circa 6 e 9 gradi Celsius, con un andamento delle temperature in aumento dal 1995. Nel 2007, l’anno dello storico incendio, la temperatura media ha raggiunto un record di 11,1 gradi centigradi, mentre le precipitazioni e l’umidità del terreno sono state le più basse di tutti i tempi.

Superiori precipitazioni, se si verificano, potrebbero attenuare gli effetti di temperature più alte, ma solo in misura limitata, ha detto Philip Higuera, un professore di ecologia forestale e biogeoscienze presso l’università dell’Idaho e co-autore dello studio.

“Come la temperatura sale, così anche sale l’evaporazione”, ha detto. “Quindi anche se le precipitazioni in futuro dovessero aumentare, è probabile che una maggiore evaporazione si tradurrà in generale in una minore disponibilità di umidità. Questo colpisce la crescita della vegetazione, ma la rende anche infiammabile e incline ad incendiarsi facilmente.”

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