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Ghiacciai: attività antropiche causano la perdita di ghiaccio

Grazie alla combinazione tra modelli climatici e osservazione diretta dei ghiacciai, alcuni scienziati hanno trovato le prove inequivocabili della perdita di massa dei ghiacciai negli ultimi decenni per effetto delle attività umane

Scritto da Leonardo Debbia il 22.08.2014

Grazie alla combinazione tra modelli climatici e osservazione diretta dei ghiacciai, alcuni scienziati, guidati da Ben Marzeion, climatologo dell’Università di Innsbruck, hanno trovato le prove inequivocabili della perdita di massa dei ghiacciai negli ultimi decenni per effetto delle attività umane.

In un articolo pubblicato su Science, i ricercatori riferiscono che circa un quarto della fusione dei ghiacciai a livello mondiale nel periodo 1851-2010 è attribuibile a cause antropiche.

La frazione del contributo umano in questa corsa al disgelo è aumentata costantemente nel tempo ed è addirittura accelerata di circa i due terzi tra il 1991 e il 2010.

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Il ritiro globale dei ghiacciai in corso – come è ormai risaputo – provoca l’aumento del livello dei mari, modificando anche la disponibilità di acqua stagionale e aumentando, di conseguenza, i rischi geologici.

Mentre lo scioglimento dei ghiacciai è diventato emblematico del cambiamento climatico antropogenico, imputabile cioè all’uomo, la quantità di ghiaccio che va sciogliendosi risponde molto lentamente ai cambiamenti climatici.

“In genere, ai ghiacciai sono necessari decenni, se non secoli, per adattarsi ai cambiamenti del clima”, afferma Ben Marzeion, dell’Istituto di Meteorologia e Geofisica dell’Università di Innsbruck. “Il ritiro dei ghiacciai osservato oggi, è iniziato intorno alla metà del 19° secolo, alla fine della Piccola Era Glaciale”.

I ghiacciai sono soggetti sia a cambiamenti climatici che avvengono per cause naturali, come, ad esempio, la variabilità solare, che a cambiamenti di origine antropica, causati dalle attività umane.

Finora, però, la reale portata del contributo umano alla perdita di massa dei ghiacciai è stato comunque poco chiaro.

Utilizzando simulazioni al computer, il team di Marzeion ha ricostruito le variazioni glaciali durante il periodo 1851-2010 in una serie di modelli di evoluzione del ghiacciaio.

“I risultati dei nostri modelli sono coerenti con i bilanci osservati nella massa dei ghiacciai”, afferma Marzeion. E’ stato possibile eseguire lo studio, includendo tutti i ghiacciai esistenti al mondo, eccetto l’Antartide, mediante l’utilizzazione del Randolph Glacier Inventory (RGI), l’inventario dei ghiacciai del mondo intero.

“L’RGI fornisce i dati di quasi tutti i ghiacciai in linguaggio comprensibile al computer”, spiega Graham Cogley, dell’Università di Trent, Canada.

“Mentre abbiamo mantenuto invariate la variabilità solare e le eruzioni vulcaniche, siamo intervenuti nei nostri modelli modificando i cambiamenti del suolo e le emissioni di gas serra”, dice Marzeion, concludendo: “Nei risultati ottenuti troviamo prove inequivocabili del contributo antropogenico alla perdita di massa dei ghiacciai”.

Gli scienziati mostrano che solo circa un quarto della perdita di massa globale dei ghiacciai nel periodo 1851-2010 è attribuibile a cause antropiche.

Tuttavia, nel corso degli ultimi due decenni, tra il 1991 e il 2010, la frazione è aumentata a circa due terzi del totale.

“Nella metà del 19° e prima del 20° secolo abbiamo osservato che la perdita di massa dei ghiacciai attribuibile alle attività umane è quasi impercettibile, ma da allora è costantemente aumentata”, afferma Ben Marzeion.

Gli autori dello studio hanno visto anche i risultati dei modelli su scala regionale.

Tuttavia i dati di osservazione attuale sono insufficienti, in generale, per ricavare eventuali chiari risultati per regioni specifiche, anche se l’influenza antropica è rilevabile in alcune regioni come il Nord America e le Alpi. In queste regioni i cambiamenti dei ghiacciai sono ben documentati.

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