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Global warming. Con l’aiuto degli orsi, i ciliegi scalano le montagne

Scritto da Leonardo Debbia il 16.05.2016

Mentre la Terra va riscaldandosi, alcune specie, tra piante e animali, hanno forse trovato il modo più semplice per avere a disposizione un ambiente fresco: andare a vivere più in alto possibile sulle montagne.

Ma com’è possibile spostarsi, se le radici sono ben abbarbicate al suolo?

Alcuni ricercatori hanno segnalato sulla rivista Current Biology di aver scoperto che gli alberi di ciliegio, per risalire di quota verso le cime delle montagne si sono serviti di un aiuto alquanto inaspettato: gli orsi di montagna.

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Piena fioritura del ciliegio selvatico (Prunus verecunda) in Giappone (credit: Toshio Katsuki)

“La considerazione più importante del nostro studio riguardo un pianeta come la Terra in fase di riscaldamento è che una dispersione di semi possa divenire casuale, popolando zone improduttive, o producendo una vegetazione ‘a rischio’”, afferma Shoji Naoe, ricercatore del Forestry and Forest Products Research Institute di Ibaraki, in Giappone. “La maggior parte degli studi precedenti prevedevano che nelle distribuzioni delle piante per effetto del riscaldamento globale si tenesse conto solo delle distribuzioni attuali e dei fattori ambientali, ipotizzando che non ci fossero limiti alla dispersione dei semi, che avrebbero potuto essere ovunque. Il nostro studio, invece, indica che la distribuzione futura delle piante può essere molto incerta, se non si considera il processo di dispersione del seme che determina lo spostamento delle piante”.

Nel caso degli alberi di ciliegio, ad esempio, la dispersione dei semi è legata…agli orsi.

O meglio, agli spostamenti di questi animali.

Se l’obbiettivo è quello di cercare temperature più fredde, allora passare ad altitudini più elevate è una strategia che può tornare utile, spiegano i ricercatori. Questo perché la variazione di temperatura legata all’aumento dell’altitudine ha valori di circa 100-1000 volte più grandi di quello che si può ottenere spostandoci della stessa distanza, ma in direzioni orizzontali, verso nord o verso sud, anziché in verticale.

I ricercatori hanno trascorso tre anni, dal 2010 al 2013, studiando lo spostamento dei fiori di ciliegio attraverso l’esame dello sterco di orsi neri asiatici e di piccoli mammiferi, conosciuti come ‘martore giapponesi’. Gli orsi sono infatti, tra i mammiferi, tipicamente rappresentativi nello spostamento dei semi, secondo lo studio.

Per determinare l’entità dello spostamento dei semi sul terreno, i ricercatori hanno analizzato il rapporto tra gli isotopi stabili dell’ossigeno desunto dai semi stessi, che corrispondono alle temperature del luogo in cui la pianta originaria era cresciuta.

I loro studi mostrano che spesso gli orsi spostano i semi per centinaia di metri, quasi sempre verso le cime delle montagne.

“Abbiamo mostrato che gli orsi disperdono i semi verso le cime probabilmente perché gli orsi scalano le montagne in seguito alla fenologia della pianta primaverile, procedendo dal piede verso la cima delle montagne”, dice Naoe.

La distanza di dispersione dei semi è stata considerata sufficiente per i ciliegi per far fronte al riscaldamento globale. La distanza cui gli orsi e le martore hanno spostato i semi corrisponde ad una diminuzione della temperatura di circa 1-2 gradi centigradi, sufficiente a compensare l’aumento della temperatura globale, che si prevede potrebbe aggirarsi sui 5 gradi entro il 2100.

Mentre i risultati portano buone notizie per i ciliegi, allo stesso tempo ricordano anche che, in natura, gli schemi di movimento delle singole piante sono difficili da prevedere con precisione, senza un attento esame delle complesse interazioni con gli animali che spargono i semi, dicono i ricercatori.

E difatti, le stime indicano come più di un terzo delle piante dipenda dagli animali che provvedono a spargere i loro semi.

Naoe e il suo team continueranno ad esplorare la possibilità di varie piante di espandersi sulla montagna per diverse vie, tra cui gli uccelli, il vento e le acque. Gli studiosi sospettano che non ci siano buone speranze per le piante da frutto autunnali, disperse dai mammiferi quando, con l’approssimarsi della stagione fredda, discendono verso valle.

“La dispersione dei semi verso il piede delle montagne, con il problema del riscaldamento globale, diventa un evento drammatico”, commenta Naoe.

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