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Le eruzioni vulcaniche causarono il raffreddamento della Terra, 13mila anni fa

Scritto da Leonardo Debbia il 22.09.2020

Attraverso un’esame più accurato degli antichi sedimenti rinvenuti in una grotta in Texas sembra possa essere risolto il mistero del perchè la Terra, attorno ai 13mila anni fa, abbia subito un brusco e improvviso calo delle temperature medie, durato 1200 anni circa e chiamato Younger Dryas o Dryas recente, che veniva ad interrompere il periodo caldo della fine dell’éera glaciale.

Lo studio è stato portato avanti dal prof. Michael Waters, direttore del Centro per gli Studi dei nativi americani presso la Texas A&M University, assieme a colleghi della Baylor University e dell’Università del Texas a Houston.

Il vulcano Redoubt in una eruzione del 1990

Il vulcano Redoubt in una eruzione del 1990

Le conclusione della ricerca sono state pubblicate sulla rivista scientifica Science Advances.

Fino ad oggi, alcuni ricercatori – primo tra tutti il britannico Bill Napier, dell’Università di Cardiff – ritenevano che l’evento di raffreddamento della Terra, pari a 3 gradi centigradi – un valore piccolo ma, al tempo stesso, dalle importanti conseguenze – fosse stato provocato da un impatto con uno o più corpi extraterrestri, forse una collisione con un asteroide o una pioggia di meteoriti.

Prove di tutt’altro genere sono invece state portate da Waters e colleghi dalle analisi dei sedimenti della Hallìs Cave, una grotta del Texas centrale, dove sono state riconosciute le tracce di antiche eruzioni vulcaniche risalenti al periodo incriminato.

La coltre di sedimenti nella grotta, secondo Waters, che ha iniziato ad indagare nel 2017, ha uno spessore importante, formatosi in un arco temporale di 20mila anni.

Si tratta di una conservazione eccezionale che offre un’opportunità unica per una cooperazione interdisciplinare che indaga su una serie di importanti questioni di ricerca”, sostiene Waters.

La questione sta in questi termini: il presunto impatto extraterrestre di cui molti scienziati parlano avrebbe dovuto essersi verificato verso la fine dell’ultima éra glaciale, circa 13mila anni fa, quando le calotte glaciali che coprivano il Canada avevano iniziato a sciogliersi. L’impatto avrebbe immesso una grande quantità di polveri nell’atmosfera, schermando la luce solare e causando quindi un brusco calo termico, una sorta di lungo inverno che avrebbe fatto tornare indietro di 1200 anni, in piena éra glaciale, tutto l’emisfero settentrionale del pianeta”.

Waters non era pienamente convinto da questa formulazione dei fatti.

L’evento aveva probabilmente contribuito all’estinzione di grandi mammiferi, come il mammut, il cavallo e il cammello, che, all’epoca, popolavano il Nord America e, riguardo gli esseri umani, aveva favorito la nascita della ‘cultura Clovis’ sul continente americano.

Lo scenario si conciliava con l’ipotesi dell’impatto con un corpo celeste? E soprattutto aveva interessato il solo Nordamerica oppure tutto il mondo?

Volendo sciogliere questi dubbi, Waters ha indagato con cura i sedimenti all’interno della grotta, già studiati da Thomas Stafford, sperando di poter chiarire definitivamente l’enigma e rivelare il reale motivo che aveva innescato il brusco inizio del nuovo periodo freddo.

I sedimenti della grotta potevano fornire le ‘firme geochimiche’, ottimamente conservate, se analizzate e misurate con accuratezza.

Secondo i ricercatori, le firme geochimiche dei sedimenti della grotta corrispondono a quelle di gas vulcanici e suggeriscono che 13mila anni fa si sarebbero verificate forti eruzioni vulcaniche.

Quelle firme, forse nella concitazione della scoperta, erano state erroneamente attribuite da altri studiosi ad impatti con corpi di natura extraterrestre.

Questo studio mostra che le firme geochimiche associate all’evento di raffreddamento si verificarono ben quattro volte tra i 9000 e i 15000 anni fa”, afferma Alan Brandon, docente di geoscienze all’Università di Houston e capo del team di ricerca, lasciando intendere che si era trattato quindi non del risultato di un singolo evento di impatto, ma di eventi ripetutisi.

L’analisi è stata concentrata allora su misurazioni delle percentuali di osmio, iridio, rutenio, platino, palladio e renio, presenti nei sedimenti.

Dopo un’accurato ricalcolo, i ricercatori hanno stabilito che le concentrazioni di questi elementi non erano compatibili con variazioni delle loro percentuali seguite all’impatto con una meteora o un asteroide.

Così, si è scoperto che l’evento scatenante non è venuto dallo spazio” afferma Brandon.

La causa del raffreddamento andava cercata sulla Terra.

Il principale ostacolo a questa conclusione veniva dal fatto che un singolo episodio eruttivo, per quanto imponente fosse stato, avrebbe potuto influire per un tempo limitato (4-5 anni al massimo) sul cambiamento del clima. Per un raffreddamento tanto lungo, sarebbero occorsi svariati episodi eruttivi.

Il Dryas recente durò 13mila anni e interruppe la fase di riscaldamento iniziata dopo l’ultima éra glaciale”, osserva Steven Forman, docente di geoscienze a Baylor.

Il clima terrestre, molto probabilmente, doveva essere giunto ad un punto di svolta: il vulcanismo agì da innesco del grande freddo, ma dobbiamo considerare altre concause predisponenti, quali la calotta glaciale che stava riversando le sue gelide acque nell’Atlantico settentrionale e il manto nevoso che era nel frattempo andato ad aumentare: tutti fattori che dovettero agire in combinazione, secondo Forman.

Le conclusioni le ha tirate Waters. Il periodo di raffreddamento della Terra di 13mila anni fa è imputabile alle eruzioni vulcaniche e non a fattori extraterrestri.

A questo punto, non resta che concordare con lo scenario ridipinto dallo scienziato e porre il sigillo definitivo su questo capitolo della storia del nostro pianeta.

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