Gaianews

Novembre 2016. Nuovi minimi storici dei ghiacci polari

Scritto da Leonardo Debbia il 12.12.2016

Nello scorso mese di novembre, temperature dell’aria insolitamente elevate e acque dell’oceano più calde hanno ridotto l’estensione del ghiaccio marino artico ad un minimo storico.

Questo è quanto ha accertato uno studio del National Snow and Ice Data Center (NSIDC) presso l’Università del Colorado Boulder.

Analogamente, nell’emisfero australe, è stato rilevato un altro minimo storico della copertura di ghiaccio marino in Antartide, a causa delle temperature più miti e del rapido cambiamento dei venti circumpolari.

calotta-polare-2016

Estensione della calotta glaciale artica nel novembre 2016 (credit: National Snow and Ice Data Center della NASA)

Nel mese di novembre, l’estensione del ghiaccio marino dell’Artico ammonta, mediamente, a 9,08 milioni di chilometri quadrati; 1,95 milioni di chilometri quadrati al di sotto della media calcolata su un lungo periodo (1981-2010) riguardo questo mese.

Attualmente, il calo della copertura ghiacciata è stato valutato in 50mila chilometri quadrati ed è stato osservato soprattutto nel Mare di Barents, in un’area dell’Oceano Artico a nord della Norvegia, lungo le coste della Finlandia artica e della Russia orientale.

Secondo gli scienziati dell’ NSIDC, la diminuzione del ghiaccio è senza precedenti nelle registrazioni dei dati satellitari che riguardano il mese di novembre.

Il ritiro meno consistente, del valore di ‘soli’ 14mila chilometri quadrati era stato registrato nel 2013.

Il mese di novembre è divenuto così il settimo mese del 2016 in cui l’estensione ha raggiunto un record negativo nell’arco di 38 anni di monitoraggio da satellite.

Nell’Artico, il ghiaccio marino è ancora agli inizi del raffreddamento invernale e si prevede che continuerà a crescere fino al raggiungimento della sua massima estensione soltanto intorno al mese di marzo del 2017.

Gli scienziati dell’NSIDC sostengono che, piuttosto insolitamente, le alte temperature dell’aria sopra l’Oceano Artico, i venti persistenti da Sud e le acque dell’oceano rese più calde sono i fattori che hanno concorso, nell’insieme, al raggiungimento di una misura del ghiaccio così bassa.

Nell’area compresa tra il nord-est della Groenlandia, le Isole Svalbard (Norvegia) e l’arcipelago Severmaya Zemlya (costa russa), le temperature dell’aria hanno raggiunto i 10°C sopra la media del periodo 1981-2010, relativamente a questo mese.

Le temperature superficiali delle acque nei Mari di Barents e di Kara sono rimaste insolitamente alte – fino a 4°C sopra la media – intorno a Novaja Zemlya e alle Svalbard, impedendo così la formazione del ghiaccio.

Le temperature più calde sono la conseguenza di una circolazione di venti meridionali che ha spinto il ghiaccio verso nord, riducendone quindi l’estensione.

Julienne Stroeve, ricercatrice dell’NSIDC, nel mese di novembre si trovava alle Svalbard e aveva già constatato la mancanza di ghiaccio marino.

“In genere il ghiaccio comincia a formarsi nei fiordi all’inizio di novembre, ma quest’anno di ghiaccio non ce n’era”, racconta la studiosa.

Nell’emisfero australe, il ghiaccio marino che circonda il continente Antartico è diminuito molto rapidamente all’inizio del mese e ha segnato un nuovo minimo record. La misura media relativa a novembre era di 14,54milioni di chilometri quadrati; 1,81 milioni di chilometri quadrati sotto la media del periodo 1981-2010.

Secondo gli scienziati del NSIDC questo calo del ghiaccio marino è imputabile alle temperature dell’aria più elevate e alla rapida variazione dei venti circumpolari.

In Antartide, le temperature dell’aria, cresciute di 2-4°C rispetto alla media e i forti venti occidentali hanno concorso per accelerare la fusione e la dispersione del ghiaccio marino.

Il rapido passaggio ad una diversa circolazione dell’aria, con tre principali aree di venti settentrionali, ha rapidamente ridotto la concentrazione di ghiaccio intorno alle Terre di Wilkes, di Dronning Maud; di Enderby e alla Penisola Antartica.

Inoltre, ovunque sono aumentate di numero le cosiddette polynyas (le aree di mare aperto all’interno della banchisa): nel Mare di Weddell orientale, lungo le coste del Mare di Amundsen e nel Mare di Ross.

Le conclusioni da trarsi non possono non preoccupare. Tornando l’inverno, l’Artico tornerà ad ampliarsi, ma la copertura di ghiaccio non sarà consistente come prima.

Quale schema seguirà la calotta antartica, ora che sembra aver iniziato un trend analogo, rimane un interrogativo.

“Generalmente, è l’Artico ad offrirci la maggior parte delle sorprese”, afferma Walter Meier, scienziato della NASA e affiliato all’NSIDC. “Stavolta, l’Antartide ha capovolto il copione, sorprendendoci con il ghiaccio del suo Oceano meridionale”.

Incrociando le dita, aspettiamo la primavera, per un nuovo bilancio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA