Una nuova ricerca, condotta dagli scienziati dell’Università di Bristol, Regno Unito, ha dimostrato che un antico riscaldamento globale sarebbe stato concomitante con particolari fenomeni meteo, tradotti in intense precipitazioni che, attorno ai 56 milioni di anni fa, ebbero un enorme impatto sulle terre emerse e sui mari costieri della Terra.
Il Massimo Termico Paleocene-Eocene (PETM) che si verificò in quel periodo suscita ancora grande interesse negli scienziati del clima, perchè potrebbe considerarsi rappresentativo di un evento di riscaldamento indotto molto simile all’attuale.
Sebbene siano state fatte molte ricerche sulla quantità di calore che innalzò le temperature terrestri durante il PETM, sono stati fatti, tuttavia, pochi studi relativi alle conseguenze che questo calore ebbe sul ciclo dell’acqua.
Il lavoro, pubblicato di recente su Earth and Planetary Sciences Letters, mostra che le precipitazioni aumentarono in alcune aree del globo e diminuirono in altre – come del resto ci si aspettava – ma anche che gran parte del pianeta fu interessato da eventi di piogge più estreme, anche se episodiche.
“Con gli stessi modelli climatici usati per studiare i futuri cambiamenti del clima, abbiamo indagato su come una concentrazione doppia di anidride carbonica nell’atmosfera avrebbe potuto influenzare le precipitazioni in un mondo con le caratteristiche geomorfologiche che aveva la Terra nell’Eocene”, afferma l’autore leader, prof. Matt Carmichael, della Scuola universitaria di Chimica e Geografia presso l’Ateneo di Bristol. “Abbiamo verificato che una siffatta concentrazione avrebbe incrementato le precipitazioni globali, dato che l’aria più calda contiene più acqua; ma avrebbe anche cambiato il modello e la frequenza degli eventi estremi.
“Nella simulazione, i tropici sono risultati più umidi e in alcune regioni tropicali l’incidenza degli eventi estremi è aumentata notevolmente; in qualche caso, addirittura del 70 per cento.
“In altri luoghi i due parametri – precipitazioni totali annue e numero degli eventi estremi – hanno seguito tendenze opposte. Per spiegare meglio, questi eventi tendevano a divenire più secchi, caratterizzati da una minore frequenza delle precipitazioni, ma al tempo stesso aumentavano di intensità.
Questo scenario virtuale illustra la complessità delle modalità con cui il riscaldamento globale verificatosi nel passato, stando ai valori del riscaldamento attuale, potrà influire sul nostro mondo futuro e sui modelli globali delle precipitazioni che potrebbero verificarsi”.
Questo è quanto hanno mostrato i modelli virtuali e le conclusioni raggiunte dagli scienziati di Bristol.
Il co-autore della sperimentazione, prof. Rich Pancost, ricercatore e docente della Scuola di Scienze della Terra di Bristol ha spiegato, infatti, come questi risultati concordino con una serie di caratteristiche geologiche e chimiche del riscaldamento globale del Paleocene-Eocene.
“L’evento di riscaldamento descritto è associato a importanti cambiamenti nel modo in cui il suolo e i sedimenti sono stati erosi e spostati sul territorio.
“In molti luoghi i sistemi fluviali che trasportavano limo o sabbia sono stati associati a rocce di dimensioni simili a un pugno o addirittura a massi; e una gran quantità di sedimenti è stata trasportata e sepolta nei margini costieri”, aggiunge Pancost. “In alcune località, il tasso di accumulo dei sedimenti è aumentato di dieci volte. Ma, allo stesso tempo, sono venute alla luce prove che questi sistemi erano diventati più aridi.
“Le nostre simulazioni climatiche si conciliano per molte località, mostrando un aumento di aridità correlato con un numero minore di eventi di piogge, che però erano divenute più intense.
Questi eventi sono stati probabilmente responsabili della maggiore energia operante in questi sistemi, che ha spostato più materiale, di dimensioni più grandi, causando negli oceani fenomeni di eutrofizzazione, fioriture di alghe e, in alcuni casi, ipossia”.
Stesse conclusioni e stessa correlazione di eventi hanno trovato la conferma anche del professor Dan Lunt, della Scuola di Scienze geografiche dello stesso Ateneo.
“Esistono molti eventi simili nella storia della Terra, in cui il riscaldamento appare associato a cambiamenti nelle precipitazzioni e nei sistemi sedimentari”, aggiunge il docente. “Sebbene noi non li avessimo indagati nella nostra sperimentazione, i risultati delle nostre ricerche collimano con essi perchè la fisica che li sostiene rimane la stessa e quindi non resta che riconoscere che il riscaldamento globale nel passato e nel futuro debba essere associato a piogge più ‘appariscenti’ con implicazioni che variano dalle inondazioni alla gestione delle acque”.
“Il clima del passato ci ammonisce per il futuro”, conclude Pancost. “Non solo i modelli mostrano prove di eventi di precipitazioni più intense – con tutte le implicazioni connesse – ma sono coerenti con tutti gli altri dati in nostro possesso, spiegando le incongruenze finora non comprese e prefigurando il nostro potenziale futuro con cambiamenti complessi e incisivi nelle piogge, con più inondazioni e più erosione del suolo”.