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Scioglimento della calotta artica legato al clima estremo?

Scienziata americana ipotizza un legame tra il clima estremo degli ultimi decenni e lo scioglimento dell'Artico attraverso le correnti a getto

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 09.12.2013

Mentre il ghiaccio al Polo Nord scompare ad un ritmo allarmante, alcuni ricercatori stanno provando a cercare un nesso tra tale fenomeno e le recenti condizioni meteorologiche estreme i varie aperti del mondo. Un nuovo studio suggerisce che il rapido riscaldamento nell’Artico può star alterando i modelli meteorologici in tutto l’emisfero settentrionale, anche se avvertono che il fenomeno è tutt’altro che dimostrato.
 
Artico, scioglimento

Negli ultimi tre decenni, il ghiaccio intorno al Polo Nord si è dimezzato, secondo Jennifer Francis, climatologa della Rutgers University.
 
“Se si prende in considerazione anche lo spessore, abbiamo perso quasi i tre quarti del volume del ghiaccio marino. Si tratta di un’incredibile cambiamento nella regione artica”, ha detto Francis.
 
Allo stesso tempo, l’emisfero settentrionale ha visto negli ultimi dieci anni dei fenomeni climatici molto estremi, comprese le ondate record di calore e siccità in Nord America e in Europa e le devastanti inondazioni in Asia orientale, per citarne alcuni.
 
La domanda che ha tentato di farsi Francis è: questi eventi possono essere collegati con lo scioglimento della calotta artica?
 
Francis e colleghi hanno studiato 30 anni di dati meteorologici e misure del ghiaccio artico, oltre alla copertura nevosa a latitudini settentrionali. I loro risultati indicano la presenza di una correlazione tra i due fenomeni.
 
“Quello che abbiamo trovato è che se c’era meno ghiaccio o neve nel periodo estivo, era che era più probabile la presenza di fenomeni di ondate di calore”, ha detto Francis.
 
Il gruppo di ricercatori ha pubblicato i risultati sulla rivista Nature Climate Change. Francis ha detto che la perdita di ghiaccio e neve sta interessando i venti di alta quota, chiamati “correnti a getto” e che influenzano le condizioni meteorologiche in tutto l’emisfero settentrionale.
 
Le correnti a getto sono dei flussi d’aria molto veloci ad alta quota che viaggiano da ovest verso est, guidati dalla differenza di temperatura tra l’Artico e le zone temperate. Più grande è la differenza, più veloce è la corrente a getto.
 
Tuttavia, Francis osserva che l’Artico si sta riscaldando due volte più velocemente del resto del pianeta,  e che questo ridurrà l’effetto della corrente a getto.
 
“Se l’artico si scalda più velocemente, allora diminuisce la differenza di temperatura e questo produce delle correnti a getto più deboli”, ha spiegato Francis.
 
Pensate ad un ruscello che scorre giù una montagna, più ripido è il letto del ruscello, quindi più è alto il dislivello, più veloce è l’acqua. Con correnti a getto più deboli, c’è meno aria fredda che va verso i tropici giù dall’Artico.
 
“Come queste onde si fanno più grandi, tendono a muoversi più lentamente da ovest a est. Così, anche il clima sulla superficie cambia più lentamente”, ha detto Francis.
 
Il risultato è che le ondate di calore, ondate di freddo e gli eventi climatici in genere durano più a lungo. Tuttavia, Francis è pronto a mettere in guardia dal trarre conclusioni troppo in fretta.
 
“Potrebbe essere vero, ma al momento non credo di avere le prove schiaccianti per affermare con forza che è proprio quello che sta avvenendo”, ha avvertito Francis.

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