Uno studio condotto dall’Università di Southampton, Regno Unito, ipotizza che, in media, la fine dell’autunno sta ritardando col passare degli anni, mentre la primavera tende ad iniziare prima.
Un team di ricercatori ha esaminato le immagini satellitari che coprono l’emisfero settentrionale per un periodo di 25 anni, dal 1982 al 2006, osservando i cambiamenti stagionali della vegetazione e misurando le estensioni globali della copertura ‘verde’.
Foto: Maria di Gregorio
E’ stato esaminato nel dettaglio, ad intervalli giornalieri, il ciclo di crescita della vegetazione, individuando i cambiamenti fisici quali la copertura delle foglie, la colorazione e la crescita.
Il progetto è stato condotto da Peter Atkinson, docente di Geografia presso l’Università britannica, che lo ha svolto in collaborazione con Jadunandan Dash e con Jeganathan Chockalingam, ricercatori del Dipartimento di Telerilevamento presso il Birla Institute of Technology in India.
“Si discute molto sul fatto che le stagioni stiano cambiando”, dice il prof. Atkinson. “Il nostro studio può chiarire senza alcun dubbio, se questo fenomeno sia legato ai cambiamenti climatici”.
Il team è stato in grado di esaminare i dati diversificati per specifici tipi di vegetazione: la vegetazione ‘mosaico’ (prati, boschi e terreni coltivati); la foresta a latifoglie decidue; la foresta ad aghifoglie sempreverde; la foresta ad aghifoglie decidue e la foresta sempreverde, separatamente.
Sono stati analizzati i dati di tutti i gruppi, riconoscendo che le foreste che non hanno subìto cambiamenti di dimensioni a causa di interventi umani – quali quelli indirizzati, ad esempio, alla silvicoltura o all’allevamento – forniscono le informazioni più attendibili sulla risposta della vegetazione ai cambiamenti del nostro clima.
Il cambiamento più pronunciato trovato dai ricercatori è stato osservato nella foresta decidua di latifoglie e nei gruppi di foreste decidue di agrifoglie, a dimostrazione che l’autunno sta iniziando sempre più tardi.
Questo ritardo dei segnali della stagione autunnale era generalmente più pronunciato rispetto a qualsiasi prova di un inizio più precoce della stagione primaverile, anche se esistono prove in tutti i gruppi di piante considerati che effettivamente la primavera tende ad essere più precoce.
“E’ giusto riconoscere che precedenti studi avevano registrato queste tendenze riguardanti l’inizio della stagione primaverile e la fine della stagione autunnale”, ammette Atkinson. “Il nostro studio, tuttavia, si è basato su un periodo di tempo più lungo, sul controllo di perdita delle foreste e sul tipo di vegetazione, rendendo le nostre conclusioni più rigorose e più precise”.
“La nostra ricerca dimostra che anche quando controlliamo sul terreno i cambiamenti della copertura in tutto il mondo, si osserva che il cambiamento climatico sta alterando in modo significativo i cicli di crescita per alcuni tipi di vegetazione. Questi cambiamenti possono avere conseguenze per la sostenibilità delle stesse piante, nonché per le specie che da esse dipendono e, in ultima analisi, per il clima, attraverso le modifiche indotte al ciclo del carbonio”, conclude lo studioso.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Remote Sensing of the Environment.