Gaianews

Con i cambiamenti climatici gli alberi “migrano”

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 04.11.2011

Un enorme “migrazione” di alberi è iniziata in gran parte nell’America occidentale a causa del riscaldamento globale, dell’attacco degli insetti, di malattie e incendi. Alcune specie arboree potrebbero ridursi di molto o scomparire in luoghi in cui sono presenti da secoli, mentre altre si spostano per sostituirle.

In un nuovo rapporto, gli scienziati delineano l’impatto che il cambiamento climatico avrà sulle specie di alberi, quali possono sopravvivere, e dove. Lo studio suggerisce che molte specie che un tempo erano in grado di sopravvivere e prosperavano stanno perdendo la loro capacità comptetitiva e saranno sostituite da altre specie.

In alcuni casi, specie un tempo comuni come il Pinus contorta, saranno sostituiti da altri alberi. Altre aree potranno cambiare completamente paesaggio e passare da foreste a savana o a zone semidesertiche. Nella California centrale, i ricercatori hanno concluso che più della metà delle specie attualmente presenti non persisteranno nelle condizioni climatiche del futuro.

“Alcuni di questi cambiamenti stanno già avvenendo, abbastanza velocemente e in alcune zone”, ha detto Richard Waring, professore emerito alla Oregon State University e autore principale dello studio. “In alcuni casi la causa del cambiamento è il fuoco o gli attacchi di insetti, in altri è semplicemente la siccità”.

“Non possiamo prevedere esattamente quale specie morirà o quale prenderà il suo posto, ma possiamo studiare le tendenze a lungo termine e le probabilità”, ha detto Waring.

Waring ha detto che le specie arboree che sono native in un ambito locale o in una regione ci sono perché possono competere più efficacemente con le altre specie, date le condizioni particolari di temperatura, precipitazioni, siccità, freddo, tolleranza e molti altri fattori che favoriscono una specie rispetto ad un altra in quella posizione.

Come quelle condizioni di cambiamento climatico, le specie che si sono stabilite in un luogo per secoli o millenni perderanno il loro vantaggio competitivo, ha detto Waring, e lentamente ma inesorabilmente diminuiranno o scompariranno.

Questa indagine, è stata effettuata con il telerilevamento di vaste aree nel corso di un periodo di quattro anni, su 15 specie di alberi di conifere che si trovano ampiamente in gran parte dell’Occidente in Canada e negli Stati Uniti. La ricerca ha esplorato gli impatti su 34 diverse “eco-regioni”.

Tra i risultati:

* I più grandi cambiamenti potrebbero verificarsi agli estremi nord e sud di questa zona, come la British Columbia, Alberta, e in California.
* Ci si aspetto un grande declino del Pinus contorta e dell’abete di Engelmann, mentre altre specie come l’abete Douglas e la cicuta occidentale potrebbero espandere la loro area.
* Molte aree naturali sono tra quelle a rischio di più grandi cambiamenti, e saranno probabilmente le prime a sperimentare cambiamenti in importanti specie arboree.
* Alcune delle aree umide dell’Oregon occidentale e di Washington si troveranno ad affrontare un cambiamento che coinvolgerà un numero minore di specie rispetto alle aree del West con un clima più rigido.
* Più della metà delle specie sempreverdi stanno vivendo una diminuzione significativa della loro competitività in sei eco-regioni.
* Le condizioni sono diventate più favorevoli per le epidemie di malattie e insetti.

*Il riscaldamento incoraggerà la crescita e a grandi altitudini e a più elevate latitudini, e aumenterà la siccità agli altri estremi. La frequenza degli incendi continuerà ad aumentare in tutto la parte occidentale e tutte le specie di alberi dovranno affrontare sfide particolari.

“Gli ecosistemi cambiano sempre a livello di paesaggio, ma normalmente il tasso di cambiamento è troppo lento perchè gli esseri umani lo notino”, ha detto il professor Steven Running, dell’Università del Montana e co-autore dello studio. “Ora il tasso di variazione è abbastanza veloce perchè noi possiamo rendercene conto”.

Anche se il tasso di variazione è aumentato, questi processi richiederanno tempo, hanno detto gli scienziati. Una maggiore stabilità nella composizione delle foreste non verrà raggiunta in tempi brevi, forse richiederà secoli.

“Non c’è molto che possiamo fare per controllare davvero questi cambiamenti”, ha detto Waring. “Per esempio, per mantenere vecchi alberi in vita durante la siccità o gli attacchi degli insetti, potrebbe essere necessario diluire la foresta e rimuovere fino alla metà degli alberi.”

Uno dei migliori metodi per pianificare un futuro incerto, hanno detto i ricercatori, è quello di mantenere il più possibile intatti i “corridoi di connessione” in modo che gli alberi possano naturalmente migrare verso nuove zone e non essere fermati da confini artificiali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA