Gaianews

Corte Costituzionale boccia le leggi venatorie regionali

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 11.02.2012

Caccia in deroga, Corte europea condanna la regione VenetoLa Corte Costituzionale dà ragione al governo, che aveva ricorso contro la legge sul calendario venatorio della regione Abruzzo. La Corte ha riaffermato quindi il principio secondo cui soltanto lo Stato può decidere quali sono le specie cacciabili. Soddisfatte le associazioni ambientaliste, che hanno diramato un comunicato stampa congiunto.

“Le leggi di Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche e province autonome di Trento e Bolzano sui calendari venatori sono da considerarsi illegittime. Cade anche la strategia di alcune regioni di raggirare le indicazioni nazionali e comunitarie attraverso lo strumento della legge. Le regioni di conformino rapidamente alle regole di tutela ambientale, non solo per le deroghe ma anche per i calendari venatori,” si legge nel comunicato delle associazioni Animalisti italiani, Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu-Birdlife Italia, VAS e WWF Italia a proposito della sentenza n. 20/2012 della Corte Costituzionale

E’ quindi illegittima la legge recante calendario venatorio della regione Abruzzo e ribadito la potestà esclusiva dello Stato in materia di tutela delle specie cacciabili.

Ma la sentenza della Corte Costituzionale, la prima sulla materia, sebbene si riferisca solo alla legge della regione Abruzzo, ha una portata nazionale e va a bocciare ogni regione che abbia inteso o intenda prevede il calendario venatorio mediante una legge provvedimento, affermando invece l’obbligo di emanarlo esclusivamente con la forma dell’atto amministrativo.

“La scelta che si provveda con atto amministrativo”, afferma la Corte, “è l’unica coerente” e “si inserisce armonicamente nel tessuto della legge n. 157 del 1992” non solo perché consente “ai cittadini e alle loro organizzazioni rappresentative la possibilità di tutelare i propri interessi legittimi dinanzi al competente giudice amministrativo” ma anche e soprattutto perché mantiene aperta la possibilità di agire in modo rapido sui contenuti del calendario venatorio stesso qualora si ravveda la necessità di intervenire, porre in essere nuove tutele, rivedere tempi, luoghi e specie cacciabili o anche le modalità con cui l’attività venatoria viene prevista.

In questo senso, la Corte ha peraltro ribadito come “la selezione, sia delle specie cacciabili, sia dei periodi aperti all’attività venatoria, implichi l’incisione di profili propri della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, che fanno capo alla competenza esclusiva dello Stato” e dunque “il legislatore nazionale ha perciò titolo per imporre alle Regioni di provvedere nella forma dell’atto amministrativo, anziché in quella della legge”.

La storica sentenza della Corte Costituzionale pone fine al diffuso espediente del ricorso alla legge per emanare i calendari venatori e ha un effetto dirompente su molte regioni italiane, che vedono di fatto crollare il proprio impianto venatorio: le leggi di Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche ma anche le province autonome di Trento e Bolzano da questo momento devono considerarsi illegittime, così come illegittimi saranno tutti gli eventuali atti, anche provinciali, che ne verranno eventualmente dedotti.

Per inciso, si noti che la Corte ha anche sottolineato l’obbligo, previsto dalla legge 157/92, di emanare il calendario venatorio “entro e non oltre il 15 giugno di ogni anno”. Un vincolo finora largamente disatteso ma che da oggi andrà rispettato strettamente.

“L’effetto di questa sentenza -concludono le associazioni- è dirompente e parifica il tema del calendario venatorio a quello delle deroghe: per entrambi, le leggi sono illegittime. Non solo dunque crollano le leggi di importanti regioni italiane, ma fallisce anche il progetto di varie amministrazioni di ricorrere allo strumento legislativo per raggirare le prescrizioni comunitarie e disattendere le iniziative dello Stato a tutela delle specie, tra cui la Guida ISPRA 2010. Ora le regioni non hanno più scuse né alibi. Si adeguino compiutamente al sistema di tutele, a partire dal prossimo calendario venatorio”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
  • Paola Cuppini scrive:

    Dio gratias!!! Era ora!!! Speriamo la corte di cassazione si pronuncia anche in merito a tutti quei Comuni che vogliono superare anche le leggi Regionali in materia di allevamenti cinofili (vedi il mio comune: Argenta – FE, nel quale POC ha inserito una restrizione non prevista dalla Legge Regionale E-R 17 febbraio 2005, n. 5): non ci si meravigli, poi, che ci siano tanti italiani che non pagano le tasse, cani mal tenuti in strutture fatiscenti e quant’altro, visto che, quando le persone come me, cercano di fare tutto secondo le disposizioni in materia di sanità, materiali e dimensioni, pagandosi di tasca propria i corsi OBBLIGATORI per allevatori! L’Italia è il paese della complicazione cose semplici e del “fatta la legge, fatto l’inganno”; quando poi si tratta di animali, sembra sempre che gli animalisti siano dei rompiscatole e che l’equilibro faunistico non sia un fatto che va rispettato con cura per il bene di tutti, anche il nostro. Gente, dico, ma ci vogliamo rendere conto o no che di Pianeta UNO ne abbiamo, e che se non la smettiamo di maltrattando col nostro senso di superiorità e pretese di diritti che non possiamo avere, le cose andranno sempre peggio?! Ricordo, inoltre, a quei “signori” dei cacciatori che tutto quel piombo che finisce nel terreno e che inquina terra e falde acquifere, poi se lo ritrovano in tavola anche loro ed i loro figli…. inteso?! Se il Cancro è il male del secolo, non vi viene in mente che lo sia per l’incuria ed il menefreghismo di tutti quelli che inquinano, rompono degli equilibri che coinvolgono tutti?! Speriamo che esistano ancora legislatori la cui mente non sia offuscata dal senso di onnipotenza e riescano a legiferare per il bene e l’interesse di tutti, e dico tutti gli esseri viventi ed il nostro pianeta!. Bravi!!!