E’ stata firmata a Brazzaville, in Congo, un’intesa per fermare il commercio illegale di legname. La dichiarazione è stata firmata da Repubblica del Congo, il Camerun, la Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo, la Costa d’Avorio e il Gabon.
La foresta del Congo è la seconda foresta pluviale dopo quella amazzonica.E’ fondamentale, inoltre, per la stabilizzazione del clima. Infatti studi hanno dimostrato che gli alberi della foreste congolese sono più grandi di quella amazzonica e potrebbero quindi avere un ruolo più importante nella cattura della CO2. Eppure, dal 2000 al 2010 la foresta congolese ha perso in media 700.000 ettari di foresta ogni anno.
L’intento della dichiarazione è quello di difendere l’industria legale del legno, che perde a causa del commercio illegale 10 miliardi di dollari l’anno. La foresta del Congo può essere legalemnte produttiva e rimanere intatta. E’ inutile sottolineare che i 300 milioni di ettari della foresta del Congo ospitano una ricchissima e rara biodiversità che dal taglio sconsiderato sarebbe fortemente minacciata.
La Dichiarazione, il 20 e 21 ottobre scorso, è stata adottata congiuntamente con i rappresentanti dell’industria del legname e delle organizzazioni della società civile. La Dichiarazione impegna i partner ad attuare misure che migliorino il monitoraggio del legname, la trasparenza e la governance nel settore forestale.
“Dobbiamo far sì che le nostre risorse forestali contribuiscano allo sviluppo dei paesi di questa regione”, ha detto Raymond Mbitikon, Segretario esecutivo della Commissione Forestale Centrafricana (COMIFAC). “Questo è ciò che la Dichiarazione di Brazzaville si prefigge di ottenere”.
La Dichiarazione è il risultato di un lungo dibattito tra i principali soggetti coinvolti nell’industria forestale e del legno, oltre a partner regionali e internazionali, tra cui l’Associazione Tecnica Internazionale del legno tropicale (ATIBT), l’Istituto forestale europeo (EFI), l’Unione europea (UE) e la FAO, attraverso il loro impegno congiunto per far progredire l’applicazione delle normative, il processo di governance e il commercio (FLEGT l’acronimo inglese Forest Law Enforcement, Governance and Trade).
“FLEGT cerca di rispondere alla domanda dei consumatori di prodotti forestali che non siano dannosi dal punto di vista ambientale e sociale mediante la collaborazione tra paesi produttori e paesi consumatori”, ha spiegato Robert Simpson, direttore del programma FLEGT per l’Unione Europea e la FAO. “Essenzialmente lo scopo del programma è quello di assicurare che le foreste continuino a produrre pur rimanendo intatte.”
Nel 2003, l’UE ha adottato il Piano d’azione FLEGT, per promuovere misure concrete volte ad arginare il commercio illegale di legname. Tra queste l’impiego di tecnologie per rintracciare l’origine del legname, la creazione di squadre per l’applicazione delle norme vigenti e di monitoraggio forestale per controllare le attività di disboscamento, oltre all’adozione di accordi giuridicamente vincolanti – noti come Accordi Volontari di Partenariato – tra l’UE e i paesi produttori di legname, per stabilire meccanismi che definiscano una distinzione netta tra la raccolta del legno lecita e quella illegale.