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Disastro petrolifero nel Golfo del Messico, la ricostruzione della commissione che indaga sull’incidente

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 18.11.2010
La piattaforma Deephorizon in fiamme nel Golfo del Messico - Foto: fonte Wikipedia

La piattaforma Deephorizon in fiamme nel Golfo del Messico - Foto: fonte Wikipedia

16 Novembre – I numerosi problemi tecnici e operativi che hanno contribuito all’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon e della fuoriuscita di petrolio – la peggiore nella storia degli Stati Uniti – dal tristemente noto pozzo Macondo nel Golfo del Messico, suggeriscono la mancanza di un approccio adatto alla gestione dei rischi, incertezze e pericoli connessi con le operazioni di perforazione in acque profonde e l’assenza di capacità di imparare dei precedenti casi in cui gravi incidenti sarebbero stati “sfiorati per un pelo”, dice una relazione intermedia sui risultati preliminari di una commissione della National Academy of Engineering e del Consiglio Nazionale delle Ricerche americano.

Gli eventi mostrerebbero anche ci sono stati controlli frettolosi e misure insufficienti prima della decisione critica di “abbandonare” il pozzo esplorativo – la sua chiusura temporanea in attesa della messa in produzione – e di considerare la sicurezza. Il pozzo, infatti, era stato completato e stava per essere chiuso in attesa di entrare nella fase produttiva quando ci fu il disastroso incidente.

“La decisione di procedere verso lo stop temporaneo del pozzo nonostante diverse indicazioni di potenziale pericolosità suggeriscono una scarsa considerazione dei rischi”, ha detto Donald Winter, ex segretario della Marina, professore di ingegneria presso l’Università del Michigan, e presidente della commissione di studio. “E’ anche importante notare che tali infelici decisioni non sono state identificate o corrette né da BP o dalle imprese  a contratto, né dalle procedure di controllo dell’US Minerals Management Service e le altre agenzie di regolamentazione.”

Potrebbe non essere possibile stabilire definitivamente quali meccanismi abbiano causato l’esplosione della piattaforma, sia a causa della morte di 11 tecnici a bordo (che erano anche i testimoni oculari di quanto veniva fatto a bordo e di cosa avvenne quel giorno), sia per la perdita dopo un incendo e il progressivo inabissamento dell’intera piattaforma petrolifera, con la conseguente perdita di importanti documenti. Tuttavia, la commissione ritiene di essere stata in grado di ricostruire un certo numero di fattori chiave e decisioni che potrebbero aver contribuito allo scoppio del pozzo.

Il rapporto cita numerose decisioni che sembrano aver contribuito all’incidente, che hanno avuto inizio con le operazioni di abbandono del pozzo Macondo, nonostante diversi indizi indicavano che la base di cemento costruita sul pozzo dopo l’installazione di una lunga tubatura per la produzione non era un’efficace barriera per evitare che i gas fuoriuscissero dalla bocca del pozzo invadendo le tubature.

La decisione di accettare come soddisfacenti i risultati dei test effettuati senza farli controllare da personale adeguatamente addestrato operante a terra o dai quadri suggerisce una chiara mancanza di disciplina e responsabilità, sempre secondo il rapporto. Inoltre, diversi fallimenti nel monitoraggio del pozzo sembrano aver contribuito al suo scoppio, i dati disponibili mostrano che gli idrocarburi sono entrati nel pozzo indisturbati per quasi un’ora prima della prima esplosione. Non sono state prese misure urgenti e, per ragioni sconosciute, gli idrocarburi sono stati incanalati direttamente sopra la piattaforma piuttosto che in mare. Queste condizioni di fatto hanno reso l’esplosione “più probabile”, dice il rapporto. Infine, il preventer di scoppio (BOP) non ha sigillato il pozzo come avrebbe dovuto. Il BOP è una valvola che sta sulla bocca dei pozzi petroliferi, in questo caso a 1500 metri di profondità sul fondo marino, e dovrebbe sigillare il pozzo in caso di emergenza. Infatti la sigla BOP sta per “preventore di scoppio”.

Pellicani ricoperti di petrolio nel Golfo del Messico vengono ripuliti - Foto: fonte Wikipedia

Pellicani ricoperti di petrolio nel Golfo del Messico vengono ripuliti - Foto: fonte Wikipedia

Il rapporto rileva inoltre che una precedente perdita di idrocarburi dal pozzo Macondo più di un mese prima dell’incidente avrebbe potuto offrire l’opportunità di intraprendere azioni per mitigare i rischi futuri.

Tra i vari punti critici individuati nella costruzione della base di cemento alla bocca del pozzo, c’è quello del tipo e la quantità di cemento utilizzato per preparare il pozzo all’abbandono in vista della successiva fase produttiva.

La relazione finale della commissione è attesa per l’estate del 2011, quando, verranno esaminate le modalità per promuovere una cultura della sicurezza e i metodi per assicurare che le decisioni per ridurre i costi non compromettano la sicurezza. La commissione valuterà anche in che modo ruoli non ricoperti, licenziamenti e incertezze nelle responsabilità di più agenzie e società professionali che supervisionavano le operazioni di perforazione in acque profonde hanno contribuito all’incidente, e si prenderà in considerazione un esame indipendente che fornisca le prove di funzionamento e gli standard di revisione che non sono stati rispettati.

Il preventer di scoppio del pozzo Macondo è stato solo di recente recuperato ed è in fase di analisi da parte delle autorità giudiziarie. La commissione valuterà le possibili cause del fallimento del preventer scoppio una volta che i dati fondamentali saranno messi a disposizione. Saranno esaminati anche i dati su manutenzione, test, procedure operative, l’affidabilità di allarmi e altri sistemi di sicurezza sulla piattaforma Deepwater Horizon; alcune testimonianze durante le udienze hanno fatto emergere, infatti, che alcuni allarmi e sistemi di sicurezza non hanno funzionato come previsto.

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