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Dissesto idrogeologico e consumo del suolo: ISPRA e WWF rilanciano l’allarme sulla gestione del territorio

A ridosso delle elezioni si torna a parlare di consumo del suolo e di dissesto idrogeologico. Una cordata di associazioni fra cui il WWF Italia chiede che la gestione del territorio sia una priorità per il nuovo Governo

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 06.02.2013

Cambiamenti climatici, rischio idrogeologico e consumo del suolo. Sono due i convegni che si sono svolti a Roma sulla gestione del territorio. Uno organizzato ieri da ISPRA e l’altro organizzato oggi da WWF e da un cordata di associazioni. Mentre la prima denuncia un consumo del suolo inarrestabile dagli anni ’50 ad oggi, con una media superiore agli altri paesi europei che si attesta oggi sugli 8 m2 al secondo, il WWF insieme con una lunga cordata di associazioni ribadisce che i cambiamenti climatici hanno effetti disastrosi sul territorio che è a grave rischio idrogeologico e che le azioni puntuali e d’emergenza non sono più sufficienti per affrontare il problema.

alluvione

Ogni secondo nel nostro paese vengono fagocitati 8m2 di suolo. A dirlo è un rapporto dell’ISPRA che ha messo insieme i dati dagli anni ’50 fino ad oggi. Secondo ISPRA non c’è stato mai un vero e proprio arresto del consumo del suolo in Italia e, se negli anni ’90 si può evidenziare un picco, oggi non sembra che la tendenza sia invertita con il nostro paese che si attesta fra i più grandi consumatori di territorio in Europa.

“Questo vuol dire” si legge nella nota di ISPRA, “che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze. In termini assoluti, l’Italia è passata da poco più di 8.000 km2 di consumo di suolo del 1956 ad oltre 20.500 km2nel 2010, un aumento che non si può spiegare solo con la crescita demografica: se nel 1956 erano irreversibilmente persi 170 m2 per ogni italiano, nel 2010 il valore raddoppia, passando a più di 340 m2.”

Non meno preoccupanti i dati prodotti da WWF sul rischio idrogeologico: “Sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’82% del totale. Una fragilità che risulta particolarmente elevata in regioni come Calabria, Molise, Basilicata, Umbria, Valle d’Aosta e nella Provincia di Trento, dove il 100% dei comuni è classificato a rischio, subito seguite da Marche e Liguria (col 99% dei comuni a rischio) e da Lazio e Toscana (col 98%). Ma la dimensione del rischio è ovunque preoccupante, con una superficie delle aree ad alta criticità geologica che si estende per 29.517 Kmq, il 9,8% del territorio nazionale. In Italia oltre 5 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni.”

Le associazioni temono gli effetti dei cambiamenti climatici che sono attesi con eventi brevi,ma molto intensi e con effetti dirompenti che possono diventare tragici, se non si lavora attraverso la prevenzione.

Secondo la cordata di associazioni è necessario che il prossimo parlamento affronti la questione con una politica lungimirante, scevra da influenze finanziarie. “Il debito pubblico e lo spread non possono rappresentare le motivazioni per non intervenire in questo settore, per il quale è necessario trovare meccanismi finanziari adeguati”.

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