Lazio – Cerveteri. La palude di Torre Flavia è un piccolo frammento di area costiera collocata tra i comuni di Ladispoli e Cerveteri, sulla costa settentrionale del Lazio, alla foce del fiume Tevere. Un’oasi naturalistica di rara bellezza, un lembo di antica maremma laziale che rischia di scomparire tra l’incuria e l’avanzamento edilizio. Un gruppo di cittadini non ci sta e si batte contro la scomparsa di uno dei luoghi tanto amati da Rossellini. E scrive un telegramma per chiedere aiuto.
“Un tempo questa nostra bella regione era terra di acquitrini, briganti e pirati saraceni, terra selvaggia come quelle che oggi possiamo trovare solo in altri continenti, arricchita dalle memorie di un passato millenario – racconta il geologo Francesco Maria Mantero – di questa storia antica che tanto ha modellato anche la cultura, si pensi alla corrente pittorica della scuola paesaggistica romana dell’ 800, e lo spirito della gente, rimangono pochissimi lembi per lo più nel Parco del Circeo mentre a Nord del Tevere non si è salvata che la piccola e preziosa Palude di Torre Flavia a Ladispoli. Tutto ciò sta per essere inghiottito dal mare a causa soprattutto di interventi di “difesa della costa” non ben calibrati, che hanno portato alla scomparsa di quella che era una delle più belle spiagge del Lazio, famosa per le sue sabbie nere, sfruttate nel ventennio per l’estrazione autarchica del minerale di ferro.”
Quello che è stato denominato Monumento Naturale è un insieme di sedimenti che si sono originati grazie anche al lento accumularsi di materia organica, proveniente da residui di piante, animali morti, alghe, che conferiscono al fango un colore molto scuro e caratteristico. Un molo di origine artificiale collega attualmente la costa con i ruderi dell’antica Torre Flavia, rimasta isolata a circa 80 metri dalla spiaggia a causa del fenomeno dell’erosione costiera. L’erosione, sia naturale che causata dall’uomo, sta portando via anche parte della spiaggia, dietro alla quale vi è un cordone dunale che delimita la palude vera e propria. Tali ambienti sono stati progressivamente bonificati, messi a coltura e, soprattutto dagli anni ’70 del secolo scorso, lottizzati sia lungo il lato nord ove sorgono i centri abitati di Campo di Mare e di Cerenova Costantica, sia verso sud, con l’espansione di Ladispoli. All’inizio del secolo le bonifiche e l’urbanizzazione di Campo di Mare, hanno infatti progressivamente ridotto la grande palude originaria, fino agli attuali 37 ettari.
“Ricordo di antiche zone umide che si estendevano su tutto il litorale – racconta il cittadino Luca Balzi – ora la Palude di torre Flavia, pur essendo protetta come “Monumento Naturale”, dopo infinite vicissitudini che hanno minacciato di cancellarla per sempre, non può difendersi in alcun modo da una violenta erosione costiera che sta per sfondare il cordone sabbioso che la divide dal mare.”
Giulio Ielardi, fotografo naturalista e giornalista, si è schierato con i cittadini per preservare questo territorio di rara bellezza. Nella galleria fotografica potete ammirare quanto sia ricca e preziosa l’area della palude.
La palude, lungi dall’essere una terra morta, ospita vita e crea interesse. Stagni, piscine naturali, canali, vegetazione tipica, come il fitto cannucceto, la caratterizzano. Ad oggi ospita anche un laboratorio di educazione ambientale che lavora attivamente per le scuole e la cittadinanza. Un interesse anche per la storia del cinema: è qui infatti che Roberto Rossellini realizzò i suoi primi cortometraggi. Questo raro ecosistema accoglie infine numerose specie di animali e uccelli migratori, più di centocinquanta, nidificanti e svernanti, che trovano nella palude il loro habitat ideale.
Per tutti questi motivi, un nutrito comitato di cittadini sta facendo quadrato attorno alla palude per segnalare alle autorità competenti la necessità di fare qualcosa per salvare questo ultimo biotopo, questa “biblioteca vivente”. Come comunica Giulio Ielardi, che insieme al gruppo Amici di Torre Flavia si sta battendo per la difesa dell’area, è stato inviato un telegramma ai candidati alla presidenza della Regione Lazio, in cui viene chiesta una soluzione per salvaguardare l’ambiente della palude e uno sforzo finanziario per far fronte all’erosione e sostenere un progetto di ripristino ambientale. Il comitato ad oggi ha raccolto circa 720 firme, che ha già consegnato ai vari gruppi politici.
L’area è una Zona di Protezione Speciale (SIC IT 6030020), che fa parte della Rete Natura 2000 individuata dal Ministero dell’Ambiente, secondo la direttiva 79/409/CEE “Uccelli”. Nella zona antistante di mare aperto è anche presente un Sito di Importanza Comunitaria (“Secche di Torre Flavia” SIC IT 6000009; Dir. 92/43/CEE “Habitat”) che tutela le praterie di Posidonia oceanica.