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L’unione fa la forza, così è per le specie aliene

Scritto da Marta Gaia Sperandii il 29.12.2014

Un recentissimo studio dell’Università di Toronto, pubblicato dalla rivista Proceedings of the Royal Society B., dimostra come le specie aliene, anche appartenenti a regni differenti, si aiutino a vicenda nel promuovere la propria dispersione, minando insieme la stabilità degli ecosistemi.

formica-Myrmica-rubra

Lei si chiama Myrmica rubra, meglio nota come formica del fuoco europea o formica rossa. Ebbene sì, formica rossa, proprio quella che alla maggior parte di noi, bambini curiosi, ha insegnato che esistono formiche che mordono. Originaria dell’Europa, sta diventando pericolosamente diffusa in Nordamerica, soprattutto nella sua parte orientale. Con sé porta dei semi, di specie spontanee ma anche aliene che aiuta nella dispersione.

Il fenomeno, piuttosto comune, si chiama mirmecocoria: le formiche raccolgono, trasportano e nascondono semi, preferibilmente quelli che alcune piante rendono particolarmente appetibili loro tramite appendici chiamate eleosomi, ricche di sostanze altamente nutrienti che gli insetti utilizzano per nutrire le proprie larve. Così le formiche guadagnano cibo, e le piante vengono disseminate in maniera efficace e gratuita.

La ricerca è stata condotta presso la Koffler Scientific Reserve, stazione di campo dell’Università di Toronto. Gli scienziati hanno ricreato degli ecosistemi artificiali all’interno di 42 piscine di plastica per bambini. Ognuna di queste è stata riempita con del terreno, all’interno del quale è stata piantata una specie erbacea scelta tra quattro fiori di campo. Tre di queste specie sono native americane (la ranuncolacea Hepatica nobilis var. acuta, l’aristolochiacea Asarum canadense e la papaveracea Sanguinaria canadensis) ed una è un’aliena invasiva, la papaveracea Chelidonium majus. A queste piscine, piccoli mesocosmi all’interno dei quali si è svolto l’esperimento, sono state aggiunte colonie della formica aliena Myrmica rubra e della nativa Aphaenogaster rudis.

A questo punto i ricercatori non hanno fatto altro che aspettare ed osservare il comportamento degli insetti, così sintetizzabile: l’erbacea aliena celidonia (Chelidonium majus) si è mostrata dominante in presenta della formica aliena Myrmica rubra, mentre le piante native erano maggiormente diffuse in presenza della formica nativa Aphaenogaster rudis. Lungi dall’avere gusti dissimili, le formiche hanno mostrato comportamenti tuttavia differenti.

Se infatti Myrmica rubra si è dimostrata molto più aggressiva ed operosa nella disseminazione, trasportando il doppio dei semi rispetto ad Aphaenogaster rudis, la capacità di Chelidonium majus di fiorire precocemente e disperdersi più velocemente rispetto alle altre piante ha garantito il successo di questa combinazione. Più che con una preferenza coevolutiva di Myrmica rubra nei confronti dei semi di Chelidonium majus, il fenomeno può quindi essere spiegato facendo riferimento ai tratti funzionali che avvantaggiando le due specie, rendono estremamente efficace e, -considerando il loro essere aliene-, pericolosa, una loro interazione.

Che le specie invasive si aiutassero vicendevolmente agli ecologi era noto: questo studio ha tuttavia fornito prova certa del fenomeno, che gli studiosi considerano preoccupante.

Moltissime sono infatti le specie che, a causa dello spostamento di merci e persone, si trovano improvvisamente al di fuori del loro areale, ossia il territorio all’interno del quale la loro presenza è spontanea. La scoperta che la presenza combinata di più specie aliene possa accelerare questo  processo di invasione, fino a permettere che siano le specie aliene a dominare l’ecosistema, è però estremamente preoccupante secondo la co-autrice dello studio Kirsten M. Prior, che afferma: ” Le specie invasive rappresentano una minaccia vivente per gli ecosistemi naturali, e possono avere impatti sulla società. Lo studio delle modalità e delle conseguenze di quest’invasione è importante, perché ci indirizza nello sviluppo di soluzioni che riducano la diffusione e l’impatto di queste pericolosissime specie”.

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