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Parchi in piazza. Sit-it davanti al Ministero dell’Ambiente

Parchi che viaggiano verso il centenario devono sfilare a Roma per garantire le attività più ordinarie dai telefoni, alla benzina per effettuare la vigilanza

Scritto da Renzo Moschini il 27.10.2012

Promosso da una serie -numerosa- di associazioni e gestito dalla Associazione 394, in un appuntamento dinanzi al ministero dell’ambiente a Roma i rappresentanti dei nostri parchi nazionali hanno voluto dare voce ai loro assillanti problemi che ne mettono a rischio il più ordinario funzionamento. Problemi che ancora una volta sono stati ricordati al ministro e al direttore del ministero, che finora poco o niente hanno fatto per risolverli.

Di questi tempi un sit-in a Roma non fa certo notizia, visto il susseguirsi di manifestazioni per il lavoro, le pensioni, la scuola, la ricerca.

Colpiscono, dalle testimonianze di queste poche centinaia di persone che con una delegazione avverte la necessità e l’urgenza di segnalare al ministero il preoccupante stato dei nostri parchi nazionali, i dati portati a dimostrazione delle crescenti difficoltà per un direttore o un presidente di fare il loro lavoro. Nei loro striscioni, comunicati, appelli che sono circolati sul web si legge che il Parco del Circeo perderà tre dipendenti mettendolo praticamente in ginocchio, non diversa -se non nell’ordine di grandezza- la situazione del Gran Paradiso che celebra proprio in questi giorni i suoi 90 anni, mentre il Circeo non ne ha poi tanti meno. Insomma, parchi che viaggiano verso il centenario devono sfilare a Roma con tutti gli altri perché anche le attività più ordinarie – dai telefoni alla vigilanza sempre più a corto di benzina oltre che di personale – non chiudano i battenti.

Qui tutto si può dire tranne che ce lo chiede l’Europa. Qui ci hanno pensato prima la Prestigiacomo e poi non ci ha pensato, come molti di noi speravano, il ministro Clini. E non si dica che nessuno può fare di questi tempi miracoli, perché se quella dei tagli è una cura a cui non può sottrarsi nessuno, resta un mistero perché si incancreniscano anche situazioni dove non sono i soldi ma la volontà e consapevolezza politica e culturale che mancano. Ho ricordato pochi giorni fa la sconcertante storia delle aree protette marine all’Arcipelago, ma si può e si deve aggiungere il santuario dei cetacei nel momento in cui proprio l’Università di Siena scopre che la plastica sta diventando uno degli alimenti maggiori dei delfini e balenottere. Qui l’europa -Francia in testa- ci chiede sicuramente qualcosa, ma non credo ci chieda di tenere il Parco dell’Arcipelago senza consiglio di amministrazione.

In Sicilia nel corso della conclusa campagna elettorale in molti hanno chiesto a tutti i partiti di assumere impegni precisi, specie sulle aree protette che nell’isola sono una importante presenza da molti anni. Tra le poche notizie pervenute negli ultimi tempi c’è quella della nomina di un direttore di parco … farmacista. E’ vero che la Sicilia è ‘speciale’, ma nomine del genere -e non solo nei parchi- le avevamo già fatte con esperti di supermercati piazzati a gestire musei e simili. Qui il solo taglio che serve è alle bischerate irresponsabili.

Renzo Moschini

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