Il primo allarme è stato lanciato dal World conservation monitoring centre, e ora gli esperti europei che si preoccupano dell’applicazione del CITES, la Convenzione sul commercio internazionale di specie di flora e fauna selvatica minacciate di estinzione, stanno valutando la situazione.
Il traffico proviene soprattutto da Vietnam e Indonesia e sarebbero queste le importazioni da bandire. Secondo Marco Valentini, funzionario del Ministero dell’Ambiente “Il bando per l’import di pelli di pitoni dal Vietnam potrebbe scattare anche prima di Natale e l’altro, una volta chiesti chiarimenti all’Indonesia, potrebbe partire a febbraio 2013” così come dichiarato a TG.com.
Secondo i dati a disposizione il mercato avrebbe un valore di un miliardo di dollari l’anno, ma il problema è la tracciabilità della provenienza della pelle.
Alexander Kasterine, del Centro internazionale del commercio ha dichiarato: “Il rapporto mostra che i problemi dell’illegalità persistono nel commercio delle pelli di pitone e questo può costituire una minaccia per la sopravvivenza delle specie”. Secondo Kasterine “l’industria della moda e quella conciaria hanno un grande ruolo da giocare nel sostenere la Convenzione sul commercio internazionale di specie di flora e fauna selvatica minacciate di estinzione (Cites) e i Paesi in via di sviluppo perché assicurino che le forniture siano legali e sostenibili”.
Massimiliano Rocco, responsabile specie, Traffic e foreste del Wwf Italia ha spiegato: “Una pelle di pitone reticulatus di 2,5 metri che sul mercato in Indonesia costa circa 125 dollari, dopo la lavorazione può trasformarsi in cinque portafogli, due borse e due paia di scarpe, rendendo anche oltre diecimila euro”.
Secondo l’esperto del Wwf Italia “bisognerebbe rafforzare il sistema dei controlli, studiare con attenzione le rese e le utilizzazioni delle pelli, scarti e conce, primarie informazioni per evitare le introduzioni e il lavaggio di pelli illegali nel nostro Paese”.