«I fiori sui nostri balconi o nei nostri giardini possono contenere pesticidi tossici, che mettono a rischio api e altri impollinatori. Finché si continueranno a utilizzare pesticidi killer delle api per la coltivazione di piante e fiori, tutti noi possiamo essere complici inconsapevoli di una contaminazione ambientale che mette a rischio le api». Con queste parole Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura di Greenpeace Italia, saluta il nuovo report di Greenpeace International diffuso ieri dal titolo “Eden tossico: i loro veleni nel tuo giardino”, che denuncia la presenza di pesticidi tossici per le api nelle piante ornamentali da balcone e da giardino. Sono risultate contaminate da pesticidi killer delle api (alcuni anche illegali in Europa) ben il 79% delle piante ornamentali analizzate, che sono state acquistate in dieci Paesi europei in negozi di giardinaggio, supermercati e centri del fai da te.
Insetticidi, erbicidi o fungicidi erano presenti nel 98% per cento dei campioni delle oltre 35 varietà di piante studiate molto diffuse come viola, campanula e lavanda, note per attirare le api. Sono state 68 le piante che contenevano pesticidi dannosi per le api, di cui tra l’altro quasi la metà conteneva residui di almeno uno dei tre insetticidi neonicotinoidi, con un uso limitato nell’Unione Europea. 12 delle 86 piante ornamentali analizzate, il 14%, contenevano pesticidi non consentiti nell’UE, tra cui due tossici per le api. Dal rapporto emerge una mancanza di chiarezza sia sulle eventuali responsabilità degli illeciti (effettuati in Europa o importati da Paesi con standard inferiori a quelli europei) sia sull’impatto di queste sostanze tossiche sulle api. In ogni caso è verosimile l’esposizione delle api a concentrazioni rischiose quando visitano queste piante.
Ma la campagna di Greenpeace per salvare le api non si è fermata qui. Insieme all’Alleanza europea per salvare api e agricoltura, infatti si è fatta sentire oggi alle assemblee generali di Syngenta e Bayer.
«È vergognoso come Syngenta, Bayer e BASF stiano cercando di convincerci che il declino delle api è causato da Varroa, malnutrizione o qualsiasi altro fattore al di fuori delle loro responsabilità. Nel frattempo, continuano a vendere pesticidi killer delle api e ad attaccare le disposizioni comunitarie a tutela degli impollinatori. Questo è un atteggiamento ipocrita, egoista e miope. È il momento di passare dalle attuali pratiche agricole intensive e dipendenti dalla chimica a sistemi compatibili con la biodiversità e l’apicoltura» dichiara Francesco Panella, presidente di BeeLife, il coordinamento apistico europeo, intervenendo all’assemblea della Syngenta.
Entrambe le associazioni hanno chiesto alle società agrochimiche di assumersi le responsabilità della situazione critica in cui verso le api e gli impollinatori in generale. Ma soprattutto di adeguarsi ai divieti europei contro gli insetticidi neonicotinoidi.
«Le aziende agrochimiche stanno disperatamente lottando contro i divieti temporanei adottati in Europa contro i pesticidi killer delle api. Queste aziende rappresentano un modello agricolo fallimentare, dipendente dalla chimica e legato alle monocolture, che conduce alla perdita di biodiversità e di funzioni essenziali come l’impollinazione. Chiediamo a Bayer, Syngenta e BASF di ritirare il ricorso presentato contro i divieti imposti dalla Commissione europea e di ripensare il loro modello di agri-business che causa danni inaccettabili alle api e all‘ambiente» afferma Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.