I parchi nazionali sono istituiti, fra l’altro, per preservare le specie autoctone di una particolare regione. Secondo uno studio sembrerebbe che questo obiettivo venga raggiunto con maggiore successo se una parte significativa di terreno adiacente ad un parco è conservato nel suo habitat naturale.
La regione del Cerrado in Brasile è ritenuta come la savana con la maggiore biodiversità sulla Terra, e l’ Emas National Park è un’importante area protetta per le popolazioni di grandi mammiferi come i formichieri giganti, i giaguari e i puma.
Ma con circa 500 chilometri quadrati, il parco è troppo piccolo per proteggere da solo queste specie, ha detto Carly Vynne, della National Fish and Wildlife Foundation.
Una delle principali preoccupazioni è che le aree intorno al parco vengono rapidamente convertite in terreni agricoli, rendendo il parco come “un’isola in un mare di agricoltura”, ha detto Vynne.
Una legge brasiliana che richiede ai proprietari di lasciare il 20 per cento di vegetazione originale intatta nelle loro aziende agricole potrebbero essere la chiave per gli sforzi di conservazione, lasciando più spazio agli animali per vagare al di fuori del parco; ma sono già in atto dei tentativi per cambiare questa legge.
L’effetto della legge è quello di creare “un mosaico” che unisce zone di conservazione ben gestite ad una rete di corridoi fluviali boschivi e macchie di bosco che sono lasciati intatti nei terreni privati adiacenti, ha detto Vynne.
La ricerca di Vynne è stata pubblicata il mese scorso su PLoS One, rivista della Public Library of Science.
“Si sente spesso parlare del bisonte che cerca di uscire dal parco di Yellowstone: questa è lo stesso tipo di situazione”, ha detto.
I ricercatori hanno raccolto prove sul campo sulla conservazione degli habitat per cinque specie di grandi mammiferi: il giaguaro, il puma, il formichiere gigante, l’ armadillo gigante e il lupo dalla criniera – nel 2004 e nuovamente dal 2006 al 2008. Utilizzando i cani del Center for Conservation Biology, gli scienziati hanno raccolto le feci di ogni specie e messo insieme i profili delle aree che abitano gli animali.
I ricercatori hanno scoperto che gli armadilli giganti e i giaguari preferiscono l’habitat protetto del parco, forse perché sono più sensibili ai disturbi derivanti dal lavoro agricolo al di fuori del parco.
“I giaguari e gli armadilli giganti hanno bisogno che almeno la metà di un’area sia lasciata al suo habitat naturale perchè sia efficace per la conservazione”, ha detto Vynne. “Per le altre specie è sufficiente avere habitat disponibili al di fuori del parco perchè possano utilizzare tutta l’area.”
Questa ricerca arriva in un momento in cui si sta cercando di cambiare la legge sulla percentuale dei terreni agricoli concessi nell’area esterna al parco, dando la possibilità di coltivare nelle aree confinanti.
“Se questo succedesse avrebbe implicazioni piuttosto significative”, ha detto Vynne che ha concluso facendo notare che già soltanto il cambio di coltura da canna da zucchero a semi di soia ha alterato l’habitat cambiando in modo significativo il modo in cui i mammiferi utilizzano l’area.