Salvare la Foresta amazzonica è uno degli obiettivi in cui sono impegnati attivisti e scienziati. Ma da cosa? Sono infatti molteplici le minacce: incendi e deforestazione le principali. Oggi una ricerca realizzata grazie alle innovazioni tecnologiche dei satelliti delle Nasa, ha dimostrato che gli incendi nel sottobosco, a differenza di ciò che si potrebbe credere ad un sguardo superficiale, non sono connessi con la deforestazione, ma bensì con i cambiamenti climatici.
Crediti Nasa
Fino ad oggi gli incendi del sottobosco nella Foresta amazzonica sono stati nascosti allo sguardo dei satelliti della NASA. Un nuovo metodo ora consente di rilevare anche gli incendi prima invisibili e ha portato alla prima stima del genere nella regione meridionale dell’Amazzonia.
“Le foreste amazzoniche sono molto vulnerabili al fuoco, data la frequenza di accensioni per la deforestazione e la gestione del territorio al confine della foresta, ma non abbiamo mai conosciuto la portata regionale o la frequenza di questi incendi del sottobosco”, ha detto Doug Morton del NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland, autore principale dello studio. Lo studio è stato pubblicato su Philosophical Transactions della Royal Society B.
Secondo lo studio la causa degli incendi del sottobosco non è da ricercarsi nella deforestazione, ma nei cambiamenti climatici.
Gli incendi del sottobosco sembrano “irrilevanti quando li vedi bruciare”, ha spiegato Morton. Le fiamme raggiungono in media solo un paio di metri di altezza e sono visibili dall’alto, come nastri di fumo che fuoriescono attraverso il baldacchino. Possono bruciare per settimane diffondendosi ad una velocità di mezzo metro al minuto.
Gli incendi del sottobosco, tuttavia, possono danneggiare grandi aree perché cambiano le condizioni del suolo, danneggiando anche gli alberi.
Per identificare gli incendi del sottobosco, Morton e i suoi colleghi hanno usato il Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer, o MODIS, uno strumento sul satellite Terra della NASA. Hanno così misurato la tempistica dei danni del fuoco e del recupero.
Lo studio mostra che tra il 1999 e il 2010, gli incendi del sottobosco hanno bruciato più di 85,5 mila chilometri quadrati, il 2,8 per cento della foresta.
“Si potrebbe pensare che l’attività di deforestazione aumenti in modo significativo il rischio di incendi nella zona boschiva adiacente perché gli incendi rappresentano la deforestazione massiccia”, ha detto Morton. “Ma perché non abbiamo più incendi del sottobosco nel 2003 e nel 2004, quando i tassi di deforestazione erano altissimi ?”
Secondo i ricercatori la frequenza degli incendi del sottobosco coincide con una bassa umidità notturna. Inoltre, con la presenza umana laddove le condizioni climatiche sono favorevoli, il rischio aumenta ancora di più. Basta un mozzicone di sigaretta per creare un incendio.
I ricercatori si stanno ora interrogando sulla quantificazione di emissione di CO2 prodotta da questi incendi.
Secondo gli scienziati della University of California, Irvine, le misurazioni via satellite dell’umidità del suolo della regione potrebbero completare e affinare le previsioni degli incendi in tutta l’Amazzonia meridionale.
Prime stime sono già state effettuate. Altre, che saranno effettuate presto, consentiranno il monitoraggio più preciso di aree più piccole. Le stime si basano sulla capacità di trattenere l’acqua da parte del suolo. E’ questo che definirà la possibilità dello scatenarsi di un incendio
“Una grave stagione degli incendi in Amazzonia è spesso preceduta da un basso accumulo di acqua nel terreno, e questo deficit di acqua nel terreno può essere rilevato dai satelliti diversi mesi prima della stagione degli incendi”, hanno spiegato gli esperti