Secondo i ricercatori dell’Università di Stanford alcune buone pratiche americane e australiane per la gestione della acque sotterranee potrebbero aiutare a proteggere gli ecosistemi anche in California. La California infatti si trova indietro nella gestione di questo problema; invece Australia e Stati Uniti occidentali hanno sviluppato nuove politiche grazie ad episodi di siccità o scarsità d’acqua.
Un programma dello Stanford Woods Institute for the Environment chiamato “The Water in the West” sta studiando come una gestione spregiudicata delle acque sotterranee possa distruggere gli ecosistemi e come, invece, una gestione oculata possa addirittura aiutare a prevenire le siccità. Nell’ambito del programma è stato di recente pubblicato un rapporto che descrive i diversi metodi di gestione in Australia e negli Stati Uniti occidentali. In particolare il rapporto descrive la gestione della relazione fra acque sotterranee e acque superficiali.
“In molti luoghi, il sovra-pompaggio delle acque sotterranee riduce il flusso dell’acqua superficiale”, ha spiegato Rebecca Nelson autrice del rapporto. “Non riuscire a riconoscere e affrontare queste connessioni fondamentali può portare altri utilizzatori come i contadini e i cittadini a correre un rischio e si possono danneggiare la pesca o gli habitat delle zone umide degli uccelli acquatici migratori.”
In California non c’è nessuna regolamentazione per l’uso delle acque soterranee: addirittura i proprietari dei pozzi possono pompare acqua in qualsiasi quantità.
E non si studia minimamente la connessione fra acqua sotterranee e acque superficiali. Al contraio altri stati occidentali hanno regolamentato il pompaggio studiando l’impatto sui fiumi. In Australia si è fatto ancora di più, studiando anche l’impatto sugli ecosistemi acquatici.
“Abbiamo sviluppato solo di recente le conoscenze necessarie per comprendere la portata di questo problema”, ha detto Nelson. “Ora dobbiamo andare avanti a pensare alle leggi e agli strumenti politici di cui abbiamo bisogno per affrontare questo problema. Su questo punto la California è molto indietro.”
Secondo i ricercatori di Stanford gli stati che hanno una normativa più avanzata lo devono al fatto che si sono ritrovati ad affrontare siccità o diminuzioni improvvise della portata dei pozzi. Da questi episodi sono scaturiti una serie di strumenti politici per assicurarsi un flusso costante dei pozzi ed evitare danni agli ecosistemi collegati, riducendo al minimo i danni economici per coloro che spesso si basano sulle acque sotterranee durante la siccità.
Alcuni stati occidentali, che si affacciano su fiumi e bacini sovrautilizzati, cominciano ad utilizzare il sistema del cap-and-trade. In Australia invece, un decennio di siccità ha devastato molti ecosistemi fluviali e fino a poco tempo fa, era stata posta poca attenzione all’importanza delle acque sotterranee in tali sistemi. Ora, gli scienziati australiani stanno per rendere pubblica la prima mappa nazionale del paese delle acque sotterranee e dei relativi ecosistemi dipendenti dalle acque. La mappa aiuterà i decisori politici, quando esamineranno le domande per i nuovi pozzi d’acqua a formulare nuovi piani e nuove intese per proteggere questi ecosistemi in futuro.