La ‘Citizen Science’ è la scienza fatta dai cittadini che, grazie alle innovazioni tecnologiche e alla connettività, si dedicano alla disciplina scientifica e diventano un’importante aiuto per la ricerca stessa. A dimostrarlo è un recente studio della University of East Anglia (UEA) relativo al monitoraggio delle biodiversità di specie marine.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Methods in Ecology and Evolution, ha dimostrato che i metodi per registrare le diversità marine utilizzate da amatori hanno prodotto risultati che coincidono con quelli selezionati dalla peer review scientifica (revisione tra pari che indica la procedura di selezione degli articoli e dei progetti di ricerca proposti dai membri di una comunità scientifica).
I risultati dello studio hanno dimostrato come la “Citizen Science” ottiene sempre maggior importanza grazie soprattutto all’acquisizione di dati provenienti in quantità crescente da escursionisti, esperti subacquei e in generale da amanti della natura.
Sono stati presi in esame alcuni sommozzatori che utilizzano due metodi di campionamento differenti: il ‘belt transect’ utilizzato negli studi sulla diversità dei pesci dalla ricerca scientifica classica e la tecnica ‘roving diver’ utilizzata dalla Reef Environmental Education Foundation (REEF) per un progetto volontario, dunque di Citizen Science, sulla sopravvivenza dei pesci.
Nello specifico la tecnica del ‘belt transect’ – posizionamento di transetti paralleli – è utilizzata per studiare la distribuzione di organismi in relazione ad una determinata area, quale può essere una spiaggia, il fondale marino o un prato. Questo metodo è in grado di fornire dati quantitativi per tutte le specie presenti in riquadri posti a determinati intervalli lungo una linea. La ‘tecnica roving diver’ (RDT) è invece un metodo di indagine visiva in base al quale i subacquei nuotano liberamente in una zona di immersione e registrano tutte le specie di pesci osservate con l’obiettivo di trovare il maggior numero di specie possibili.
Nel complesso, per entrambi i metodi, due squadre di 12 subacquei hanno fatto 144 indagini distinte in tutti i siti analizzati, tra le isole di Caicos e Turks, per più di quattro settimane.
Mentre l’indagine scientifica tradizionale ha rivelato l’individuazione di 106 diversi tipi di pesce, la tecnica utilizzata dal progetto volontario ha rivelato una maggiore diversità marina pari a 137 diversi tipi di pesce.
Il dottor Ben Holt della Scuola di Biologia della UEA ha coordinato la ricerca in collaborazione con il ‘Centre for Marine Resource Studies’ dei Caraibi e con l’University of Copenhagen. Il ricercatore ha affermato: “I risultati di questo studio sono importanti per il futuro della ‘Citizen Science’ così come l’utilizzo dei dati raccolti da questi programmi. Dando la possibilità ai volontari di utilizzare metodi flessibili e meno standardizzati, si producono conseguenze importanti per il successo – a lungo termine – di programmi scientifici gestiti da amatori che in genere non hanno le risorse o la formazione valida per utilizzare una metodologia professionale. Il nostro studio dimostra che la qualità dei dati raccolti utilizzando un metodo volontario può eguagliare, e per certi aspetti superare, la qualità dei protocolli utilizzati da scienziati professionisti”.