Una conferenza molto attesa e strabordante quella con il celebre vignettista Altan, il preside della Facoltà di Agraria di Bologna Andrea Segrè e Massimo Cirri, noto conduttore radiofonico. Lezione incentrata su una bella attività, quella di Segrè che ruota attorno al salvataggio di alimenti che stanno per finire nel macero e la loro destinazione a case famiglia, enti caritatevoli e quant’altro. L’iniziativa si chiama Last Minute Market e esiste da molti anni, estendendo la sua efficacia non solo agli alimenti ma anche ad esempio ai libri o alle medicine.
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Ma le prime stoccate vanno alla riforma Gelmini. Segrè si presenta come l’ultimo preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, in quanto dopo l’entrata in vigore della riforma Gelmini a detta sua “non ci sarà più la facoltà di agraria, non ci sarà più nulla”.
L’evento serve anche a presentare il libro che ha scritto con Massimo Cirri e che è stato “alleggerito” dalle vignette del famoso Francesco Altan, seduto lì di fianco con l’immancabile lavagna. E la sua partecipazione spiegava la presenza all’incontro di una flotta di bambini che hanno subito occupato ogni sedia disponibile, relegando anche i giornalisti ai margini del tendone nel parco di Piazza Virgiliana, in una meravigliosa Mantova settembrina. Giusto per la cronaca, una delle tante madri in piedi di fianco a me non conosceva Andrea Segrè, ma Massimo Cirri sì, quello della radio, e ovviamente era Altan il motivo della visita a scrocco all’esterno del tendone.
Ma passiamo al nucleo del ragionamento di Segrè: se uno yogurt sta per scadere, invece che lasciarlo sugli scaffali dei supermercati è meglio portarlo a chi ne ha bisogno. Un pensiero logico e apparentemente banale che però prima di lui non aveva attuato nessuno. E Last Minute Market nasce proprio da questa riflessione nel lontato 1998 presso la Facoltà di Agraria e diventa presto una realtà molto diffusa. Ad oggi si contano 42 città raggiunte dal servizio e Segrè spera che il numero aumenti.
Non è una questione di carenza, ma di spreco. Massimo Cirri fa notare le sue abbondanti proporzioni e si giustifica incolpando la madre, che quando era piccolo lo invitava tenacemente a mangiare (e molti possono comprenderlo). Un luogo comune che infatti sopravvive è che ci sia carenza di cibo nel mondo. Niente di più sbagliato, ribatte Segrè, che fa notare come di fianco al problema della malnutrizione ci sia quello dell’obesità. Statistiche di pochi giorni fa ci ricordano che il numero di affamati nel mondo è sì sceso sotto al miliardo di persone, ma comunque è su livelli davvero impressionanti. La cosa tragica è che nei Paesi avanzati esiste il problema opposto, ossia un mezzo miliardo di obesi.
Il problema quindi non è la sottonutrizione, ma la malnutrizione. Ma attenzione, i poveri e i sottonutriti non sono solo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche negli Stati Uniti, in Europa, in Italia. E gli obesi non sono solo negli Stati Uniti o in Italia, ma anche nei Paesi poveri, dove il cibo spazzatura è l’unico che molti possono permettersi, o nei ghetti delle grandi città occidentali, dove le bevanza zuccherate e gli snack spesso costano quanto l’acqua minerale e meno del pane e riescono a dare un senso di effimera sazietà (oltre che a distruggere la salute).
Un altro tema scottante è l’assurdo dell’acqua minerale in luoghi in cui l’acqua di rubinetto è eccellente – vedi gran parte dell’Italia. Assurdo che si è venuto a creare grazie alla martellante pubblicità in televisione, che ci ha convinti che percentuali irrisorie di residuo fisso o di sodio possano portare a chissà quali problemi renali, quando il sale e i vegetali contengono molto più calcio e sodio che litri e litri di acqua di rubinetto. Segrè consiglia, per chi non ama l’odore del cloro, di lasciare l’acqua in una caraffa per dieci minuti per far evaporare il cloro e aggiungere una spruzzatina di limone, che apporta anche vitamina C.
Un altro campanello di allarme, dice Segrè, è il fatto che le aziende agricole in Italia stiano chiudendo, alla faccia della fine della crisi economica. Allora forse è il momento, continua, per rimboccarci le maniche e partire dalle cause della più grande crisi economica dai tempi della Grande Depressione per cercare di cambiare i processi produttivi, per ridare un volto umano al commercio alimentare, per ridurre la dipendenza dall’importazione di alimenti esteri, per ridurre il numero di chilometri che un prodotto deve fare per raggiungere le tavole, e chi più ne ha più ne metta.
Il prof. Segrè si è anche concesso per un’intervista, che potete ascoltare o leggere al link sottostante.