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L’innalzamento del livello del mare è realtà: evacuata l’isola di Carti Sugdub a Panama

Scritto da Claudia Zucca il 16.07.2010

La nefasta combinazione tra riscaldamento globale e distruzione della barriera corallina sta facendo innalzare pericolosamente il livello del mare di Panama, tanto che gli abitanti sono costretti ad abbandonare le loro isole natie per rifugiarsi sulla terra ferma. Hanno resistito ai pirati, ai conquistatori e ai governatori imposti dall’esterno, ma non possono fare nulla contro l’innalzamento del livello del mare. 2000 abitanti di Carti Sugdub, che fanno parte del popolo Kuna si stanno preparando a lasciare il loro villaggio.

I venti stagionali, le tempeste e le forti maree si alleano per sommergere le piccole isole Caraibiche, affollate di capanne fatte di canne e coperte di foglie di palma, che vengono sommerse di acqua color smeraldo alta fino alle caviglie per giorni.

Pablo Preciado, capo dell’isola di Carti Sugdub, si ricorda che quando lui era giovane le alluvioni erano molto rare, brevi e non c’erano inondazioni. “Adesso è qualcosa di diverso. Adesso è una cosa seria” dice Preciado.

Il Biologo Marino Hector Guzman che lavora per l’Istituto di Ricerca Smithsonian Tropical a Panama dice “Non serve più che gli scienziati dicano che il cambiamento climatico provocherà l’innalzamento delle acque. Sta succedendo già adesso nel mondo reale”.

Il popolo Kuma ha tra le sue pratiche tradizionali la pesca del corallo che poi viene usato nelle costruzioni tradizionali e venduto ai turisti. Ma questa pratica ha seriamente danneggiato l’equilibrio dell’isola, perchè la  barriera corallina proteggeva le coste da mareggiate e tempeste. Ora a causa della consistente riduzione del corallo la protezione non esiste più.

Il popolo di Carti Sugdub costituisce il primo esempio di asilo politico per cambiamento climatico, ma non sarà l’unico. Nel 2009 l’Istituto Internazionale per l’ambiente e lo Sviluppo ha divulgato un reportage che parla della città di Mombasa. La città keniota, secondo questo studio, sarà sommersa per il 17% nei prossimi 20 anni. Si prevede che l’acqua salata penetrerà la falda acquifera, mettendo ulteriormente in crisi una popolazione di 800000 persone già molto provata.
Le comunità delle altre isole del Pacifico, come Fiji, Papua Nuova Guinea Tuvalu e altre, minacciate allo stesso modo e stanno già prendendo misure di sicurezza.

I leader mondiali hanno fallito il raggiungimento di un accordo per tenere a freno le emissioni di gas serra, colpevoli dei cambiamenti climatici. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha dato l’allarme, perchè il livello del mare potrebbe salire di due metri entro la fine del secolo, sommergendo milioni di persone in città come Tokyo, Shangai o New Orleans. Si terrà quest’anno in Messico una seduta delle Nazioni Unite, per cercare di progredire nei trattati per vincolare le emissioni di gas serra.

Nel mentre che i negoziati continuano dobbiamo però capire che lo spazio che ci circonda sta mutando e dobbiamo a malincuore tenerne conto. Le politiche pubbliche sull’agricoltura, l’immigrazione e le maggiori infrastrutture come strade, acquedotti e scarichi fognari hanno bisogno di molti anni per essere sviluppati e nei progetti già iniziati  bisognerà tenere conto di questi cambiamenti, che inequivocabilmente modificheranno la nostra vita futura e faranno insorgere nuove esigenze.

Forse gli scenari apocalittici del film “Waterworld” non sono poi da relegare nella fantascienza.

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