Torniamo dopo solo un giorno sull’emergenza polveri sottili a Milano per confermare che oggi la città è fuori legge per l’UE. Dopo solo 39 giorni che ci separano dal 2010, Milano ha già superato il limite di 35 giornate in cui i livelli di polveri sottili PM10 possono superare le soglie stabilite dalla UE. Ma non è la sola, dall’inizio dell’anno già molte altre città italiane hanno raggiunto e superato il bonus concesso dell’UE per il superamento dei limiti di PM10, fissato a 35 giorni, complici le condizioni meteo che non permettono la circolazione dell’aria sul nord Italia e in particolare sulla Pianura Padana. Intanto, oggi per Milano scattano le sanzione dell’Unione Europea.
Già nel 2002 e nel 2006 Milano aveva bruciato i 35 giorni prima del 7 febbraio. Altro dato eloquente sono i giorni consecutivi, oggi arrivati a 27 e destinati ad aumentare.
Secondo Legambiente, tuttavia, Milano nel 2010 non è stata la peggiore, ma si è piazzata al 12-mo posto tra le città più inquinate dalle polveri sottili. Ricordiamo che i superamenti del limite medio giornaliero (50 µg/metro cubo, valore annuo massimo consentito: 35) nei capoluoghi di provincia relativi al 2010 si calcolano rispetto alla centralina peggiore.
Città più inquinata d’Italia è Torino, con 134 giornate “nere”, poi Frosinone (108), Asti (98), Lucca (97), Ancona (96) e a seguire.
L’assoluta inutilità di interventi spot come le domeniche a piedi o i giovedì senz’auto sono confermati anche da Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, in occasione della presentazione del rapporto Legambiente sulla qualità dell’aria in Italia nel 2010: “Per curare la malattia cronica della cattiva qualità dell’aria e dell’inquinamento acustico non bastano interventi spot come la giornata nazionale della bicicletta o parziali limitazioni al traffico. Servono interventi più ampi e strutturali, dal contrasto all’auto privata al rilancio del trasporto pubblico, che deve essere appetibile per i cittadini tramite l’estensione delle corsie preferenziali e un’adeguata offerta dei km percorsi. Come ha osservato la Commissione europea – prosegue Muroni – in risposta alla richiesta di deroga avanzata dall’Italia per i superamenti di PM10, è necessaria una legge quadro sulla mobilità, che stabilisca criteri uniformi per i provvedimenti comunali e provinciali in modo da garantirne l’efficacia e la durata nel tempo insieme allo stanziamento di adeguate risorse economiche per la loro realizzazione”.
Le amministrazioni locali e il governo centrale non hanno, di fatto, ancora messo in campo azioni efficaci contro l’avvelenamento e l’intasamento dei centri urbani. La principale fonte d’inquinamento urbano deriva proprio dai trasporti, responsabili, ad esempio, del 50% delle polveri sottili a Roma e dell’84% degli ossidi di azoto a Napoli. I trasporti su strada emettono annualmente circa il 34,7% del PM10, il 55,5% del benzene, il 51,7% degli ossidi di azoto, il 43,1% del monossido di carbonio. L’industria siderurgica e petrolchimica produce il 75% degli ossidi di zolfo (SOx), il 31,5% degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e il 28,8% delle polveri sottili (PM10). Se si aggiungono le emissioni prodotte dai riscaldamenti domestici (il 18,7% delle polveri sottili e il 46% degli idrocarburi policiclici aromatici), il quadro delle cause della scarsa qualità dell’aria è completo. E in Italia, ogni 10.000 abitanti, più di 15 persone muoiono prematuramente solo a causa delle polveri sottili.
Le PM10 sono particelle minuscole (10 millesimi di millimetro) che penetrano in profondità nelle vie respiratorie e possono provocare malattie respiratorie croniche. In Italia non c’è ancora un monitoraggio delle PM2.5, polveri sottili ancora più piccole che possono provocare parecchie malattie e che vengono monitorate in altri Paesi da molto tempo. Dall’anno scorso anche l’Italia dovrebbe registrare i livelli di queste polveri, a causa della ricezione di una direttiva europea.