Perforare gli antichi ghiacciai in profondità per avere dati utili a interpretare i cambiamenti climatici del passato e aiutarci a comprendere quelli attuali. In Italia questo è possibile sui ghiacciai delle Alpi e il CNR dell’Università di Milano Bicocca ha lanciato un progetto per la costruzione di un archivio globale dei ghiacciai d’alta quota. Le prime operazioni pratiche di questo progetto si stanno svolgendo in questi giorni sul ghiacciaio del Colle del Lys, sul Monte Rosa, dove si stanno estraendo due lunghe carote di ghiaccio a 120 metri di profondità.
La campagna si sta svolgendo a 4153 metri ed è coordinata da Valter Maggi del Dipartimento di Scienze Ambiente e Territorio dell’Università di Milano Bicocca e composto da personale di ENEA Brasimone (BO), Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, Corpo delle Guide Alpine di Alagna Valsesia (VC) e EvK2Cnr.
“I ghiacciai alpini di alta quota sono degli archivi formidabili dei cambiamenti climatici ed ambientali nella regione europea -spiega Valter Maggi -. L’analisi stratigrafica delle due carote di ghiaccio raccolte in profondità, laddove l’elevato accumulo di neve permette una risoluzione stagionale delle misurazioni, contribuirà a comprendere in dettaglio l’evoluzione del sistema atmosferico dell’area alpina e ricostruire l’andamento delle precipitazioni nei cent’anni precedenti. La presenza del ghiacciaio in una delle aree caratterizzate da un elevato sviluppo industriale permette inoltre di valutare l’impatto delle attività antropiche sulle aree di alta montagna”.
Un campagna del genere ha grosse difficoltà logistiche e purtroppo in questi giorni le condizioni climatiche non sono d’aiuto. Ma il presidente del CNR Roberto Nicolais ha commentato positivamente l’iniziativa: “Con questo progetto, che associa analisi e monitoraggio di serie storiche con lo sviluppo di modelli predittivi sulle possibili variazioni del clima, il Cnr conferma il suo impegno nella ricerca climatica e ambientale. I risultati attesi andranno a valorizzare politiche e interventi in materia di prevenzione e tutela degli ecosistemi ambientali, tematiche di cui si sta discutendo proprio in questi giorni a Rio nell’ambito della Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile”.
Il progetto si prefigge di raccogliere dati sulla variabilità climatica naturale degli ultimi 1000 anni per valutare correttamente i cambiamenti in corso e fare delle previsioni per l’impatto sulle regioni montane nei prossimi decenni. Questa è la prima operazione di una serie che servirà a creare un archivio.
“Creare un archivio permanente con carote di ghiaccio prelevate dai maggiori ghiacciai del globo – -dichiara Agostino Da Polenza, presidente del Comitato EvK2Cnr -rappresenta il più importante investimento per lo studio delle ere passate in chiave paleoclimatica. Andare a fondo dei ghiacciai in alta quota permette di ricostruire anche i periodi più recenti delle trasformazioni avvenute in atmosfera e comprendere la graduale deposizione dei carichi inquinanti che hanno influenzato il clima, contribuendo a stabilire da quando e con quale incidenza i processi più impattanti hanno avuto luogo. La glaciologia riguarda tutti i continenti e latitudini, e trova valida applicazione nei progetti Share e NextData: un’attività di ricerca delicata che combina le competenze alpinistiche a quelle di scienziati e ricercatori”.
Le carote di ghiaccio del diametro indicativo di 8 cm che sono in corso di estrazione al Colle del Lys, saranno sigillate e coibentate in quota per il trasporto e sottoposte a stratigrafia e campionatura per essere analizzate nei laboratori EuroCold del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio dell’Università di Milano-Bicocca.
L’operazione ha anche un valore per la sperimentazione di nuove tecnologie.L’attrezzattura utilizzata per i carotaggi è sperimentata per la prima volta e potrà essere usata prossimamamente anche in Antartide. Per questo motivo alla spedizione sul Colle del Lys hanno partecipato Sarki Dorjee Tamang, tecnico nepalese membro del gruppo di ricerca EvK2Cnr presso il Laboratorio Piramide posto a 5.050 metri di quota nella Valle del Khumbu, ai piedi del versante nepalese dell’ Everest, e il glaciologo pakistano Muhammad Amin Noord Baksh che fa parte della Glaciers Monitoring and Snow Research Unit del Pakistan Meteorological Department. I due esperti partecipano all’operazione propedeuticamente ai carotaggi che sono previsti in Himalaya e Karakorum, dove si utilizzeranno le stesse tecniche in atto in questi giorni sul colle del Lys.