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Orso marsicano: le malattie croniche sono le più pericolose

Secondo una ricerca presentata al Congresso Italiano di Teriologia, in corso nel Parco d’Abruzzo in questi giorni, un’infezione cronica nella popolazione di orso marsicano avrebbe effetti più rilevanti rispetto rispetto ad una malattia con alta letalità

Scritto da Federica di Leonardo il 10.05.2014

Secondo una ricerca presentata al Congresso Italiano di Teriologia, in corso nel Parco d’Abruzzo in questi giorni, un’infezione cronica nella popolazione di orso marsicano avrebbe  effetti più rilevanti rispetto rispetto ad una malattia con alta letalità.  Secondo l’autore che ha presentato la ricerca, il medico veterinario Vittorio Guberti, il lavoro è solo un primo passo verso la costruzione di  una metodologia e di un sistema che si occupino di queste problematiche.

Orso marsicano minacciato da malattie

La femmina di orso marsicano morta recentemente a causa di tubercolosi bovina nel Parco d’Abruzzo ha alzato drammaticamente l’allarme sui rischi sanitari che minacciano la ridotta popolazione di orsi che vive nell’Appennino centrale.
Riguardo a questo argomento di stringente attualità il medico veterinario Vittorio Guberti, presidente della Società italiana di ecopatologia della fauna, ha presentato un intervento dal titolo “Orso bruno marsicano: infezioni, interferenze con la popolazione”.

Gli autori con Guberti, il ricercatore Paolo Ciucci, dell’Università la Sapienza e Massimo Fenati epidemiologo che collabora con la Regione Abruzzo,  fanno parte del Tavolo Tecnico Sanitario nato in seno al Ministero della Salute su richiesta della Regione Abruzzo nell’ambito del progetto europeo Life Arctos.

Inizialmente per la valutazione del rischio i patogeni erano stati classificati da Massimo Fenati in relazione alla pericolosità sul singolo individuo. Ora  i ricercatori hanno ampliato lo studio alle dinamiche di popolazione dell’orso. Questo rappresenta un cambio di approccio perché non si studiano più gli effetti sul singolo animale, ma sulla dinamica di popolazione della specie ospite che è il fine ultimo della conservazione della specie.

Massimo Fenati ha realizzato un modello matematico in relazione ad una popolazione di orso stabile negli anni con caratteristiche molto semplici in cui si sono studiati gli effetti dei patogeni.

Secondo criteri di epidemiologia matematica le malattie sono state ridotte a parametri epidemiologici che riassumono tutte le malattie: i parametri, variando, descrivono le malattie stesse.

I ricercatori hanno studiato 4 scenari:

  • Una malattia propria dell’orso di cui l’orso diventa immune
  • Una malattia propria dell’orso di cui l’orso non diventa immune
  • Una malattia di un’altra specie di cui l’orso diventa immune
  • Una malattia di un’altra specie di cui l’orso non diventa immune

I parametri valutati dai ricercatori sono:

  • La letalità della malattia
  • La riduzione di fertilità indotta dalla malattia
  • Il tasso di trasmissione della malattia
  • La durata dell’infezione

Con questi parametri, ha spiegato Guberti,  si possono descrivere tutte le malattie. Dai dati è emerso che il parametro più importante è la durata della malattia in tutti gli scenari: una malattia cronica determina cioè una riduzione della popolazione più alta rispetto agli altri parametri. L’altro parametro importante è la trasmissibilità della malattia. Le malattie hanno un impatto maggiore quando l’orso non si immunizza rispetto a quando l’orso si immunizza.

Quindi, concludono i ricercatori ,un’infezione cronica mostra effetti rilevanti nella popolazione di orso. Se le malattie sono presenti in altre specie questo rappresenta un ulteriore fattore di destabilizzazione.

L’individuazione delle malattie più rischiose per l’orso dovrebbero quindi basarsi su queste osservazioni. Secondo Guberti il modello epidemiologico dovrebbe tenere conto in maniera particolare delle interazioni tra specie.

“Questo studio è un buon inizio per indirizzare le azioni senza basarsi su semplici opinioni, spesso addirittura contrastanti tra loro. Lo studio è stato condotto in ambito LIFE Arctos, ma corriamo il rischio che l’iniziativa finisca con il LIFE” ha detto Guberti in conclusione all’intervento. “Invece questo, dovrebbe essere l’inizio per  parlare di gestione sanitaria della fauna selvatica, costruendo una metodologia e un sistema che si occupi di queste problematiche. Questo è di vitale importanza indipendentemente da un progetto di ricerca,” ha concluso.

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