La provincia di Teramo, in Abruzzo, ha riaperto la caccia alla volpe per soli 15 giorni affermando che è necessario controllare la specie.
Il WWF aveva deprecato l’inziativa: “Una scelta incivile, sostanzialmente inutile e illegittima. Non c’è stata inoltre, né poteva esserci alcuna approvazione da parte dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che per legge, è l’unico ente scientifico autorizzato a rilasciare pareri alle amministrazioni locali in merito alle scelte di gestione faunistica”.
“Si tratta di una scelta deprecabile non solo per il danno che viene arrecato alle altre specie animali”, denuncia Luciano Di Tizio del Wwf, “ma anche perché simili interventi vengono spacciati per “riequilibri degli ecosistemi naturali” quando invece hanno il solo obiettivo di favorire l’espansione di altre specie di interesse venatorio come lepri e fagiani, artificialmente reintrodotti in natura e artificialmente tutelati perseguitando il loro predatore naturale. La volpe tra l’altro preda grandi quantità di roditori ed è per questo utile all’agricoltura e persino alla sanità umana”.
Ma l’assessore all’attività venatoria della provincia di Teramo Giuseppe Antonio Di Michele, ha spiegato, che il piano “ha la durata di appena 15 giorni, anche se le operazioni si concentrano in 6 in quanto la sua attuazione è affidata a forze volontarie, e si concluderà domenica 14 aprile. Le metodologie utilizzate sono le medesime che l’ente adotta nei propri territori di competenza da circa 15 anni; al termine gli ATC consegneranno alla Provincia una relazione conclusiva con tutti i verbali redatti dagli operatori per l’elaborazione dei dati statistici”.
Alla voce del WWF si aggiunge quella di Francesco Maria Mantero, Direttore della Riserva di Monterano che dichiara: “Trovo assolutamente grottesca e assurda la notizia dell’ autorizzazione della caccia alla volpe da parte della Provincia di Teramo in tutto il territorio in un periodo in cui tutti gli animali sono in fase riproduttiva e i cittadini sperano di riappropriarsi del diritto al godimento dlela natura negato da mesi di attività venatoria.”
E continua il Direttore: “Ancora una volta gli interessi del mondo venatorio, con la complicità di alcune Pubbliche Amministrazioni, calpestano i diritti della collettività intera che rifiuta la presenza nelle campagne e nei boschi di bande di individui armati, ben oltre i periodi consentiti dalla stagione di caccia. L’ Amministrazione Provinciale di Teramo compia un atto non solo di civiltà ma di sensatezza, revocando questa sua assurda azione amministrativa volta solo a garantirsi il consenso presso le associazioni venatorie, in un momento in cui è messa in discussione l’ esistenza stessa dell’ istituzione -Provincia.”