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Rinnovabili e sfruttamento delle risorse: non sempre il connubio è perfetto

Quando le energie sostenibili fanno a pugni con le risorse stesse di cui si servono. Il tema è l’acqua.

Scritto da Valeria Gatti il 15.09.2012

Quando le energie sostenibili fanno a pugni con le risorse stesse di cui si servono. Il tema è l’acqua. Succede nella Val del Mis, nel cuore del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Il lago artificiale è in secca, i fiumi vengono sempre più sfruttati, si sta realizzando una nuova centrale idroelettrica mentre molti cittadini remano contro. Tra il rinnovabile e il sostenibile a volte c’è un abisso e al tempo stesso una sottile linea d’ombra. Come è possibile che le energie che dovrebbero salvare il mondo dalla distruzione finiscono comunque per degradarlo? Cosa bisogna cambiare davvero: la ricerca, il consumo delle stesse o altro ancora?

Il lago artificiale del Mis, nel cuore del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, è stato quasi completamente svuotato a causa della siccità estiva. Per richiamare l’attenzione su questa grave crisi ambientale l’Ente Parco ha inviato una nota a tutte le autorità competenti. La situazione non riguarda però solo il lago, ma anche il resto delle acque della zona e gli interessi che vi gravitano attorno. E fa storcere il naso di molti cittadini. Qui la costruzione di una centrale idroelettrica ha preso il via all’inizio della scorsa estate da parte di una ditta che si occupa di rinnovabili, la Energie Valsabbia. Al via libera ai lavori di parco delle Dolomiti bellunesi e del comune di Gosaldo, hanno risposto con un no secco gli attivisti del gruppo Acqua bene comune e alcuni cittadini, che si oppongono ancora e con maggior forza alla realizzazione della centrale. Avevano già fatto una marcia il luglio scorso, l’obiettivo è sempre lo stesso: dire no allo sfruttamento dei fiumi.

Succede lì, ma la scena sembra ripetersi, sempre più spesso, sempre la stessa con tanti altri fiumi italiani. Si chiama “captazione”, si tratta di una serie di impianti, definiti opere di presa, che permettono di prelevare l’acqua dai cicli naturali. Per questo e altri motivi (siccità, eccessivo consumo, terreni agricoli che rubano spazio alla poca vegetazione residua, discariche di sostanze inquinanti), l’acqua dolce sta scomparendo, scorre incanalata nei tubi e non nell’alveo di fiumi e torrenti. L’ecosistema e il paesaggio ne risentono. C’è chi chiede di fare un passo indietro, prima che sia troppo tardi.

Lo chiedono anzitutto i membri del gruppo Acqua bene comune, che dicono “basta alle centraline, desideriamo rinaturalizzare il parco: per prima cosa dovrebbe essere chiesto il parere dei cittadini. Siamo per l’energia pulita, certo, ma l’acqua è di tutti”. In zona i progetti sono ben 135, come riferiscono dal comitato, finiscono per imbrigliare il 90% delle acque.  On line ora è’ disponibile anche, nella sezione idroelettrico del sito di Acqua bene comune del bellunese, una nuova cartina che evidenzia lo sfruttamento del bacino del fiume Piave.
A valle accade dunque che i torrenti si riducono a rigagnoli, con danno al paesaggio e alle colture. La soluzione, come
sostengono dal gruppo, si può ricercare nell’incentivare il solare, oppure nel ripulire il lago artificiale del Mis, per dare più energia.

Da parte dei comuni, come nel caso di Gosaldo, la reale difficoltà è la mancanza di fondi, cosa che porta a dover scendere a compromessi che obbligano anche a dover svendere il territorio. Negli anni ’80 i comuni avevano fatto squadra fra loro, ma ora il fronte sembra essersi rotto proprio per scarsità di risorse. “Noi del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi – riferisce il direttore Nino Martino – non siamo certo contenti della scelta. Ma si è dovuta accettare perché le leggi lo ho hanno consentito e l’amministrazione precedente non ha potuto fare altrimenti. C’è una norma del piano del parco che consente di realizzare interventi di questo tipo. Si tratta di una piccola centrale, quella che verrà realizzata, in un’area fuori dal parco; all’interno passerà invece una condotta sotto strada e verrà messa una casetta con una turbina”. Il punto è una questione di principio: la realizzazione di questa piccola centrale potrà fare sì che ne vengano realizzate altre ancora in futuro, in altri parchi, indisturbate.

Non bisogna dimenticare però che l’Europa ci chiederà il conto nel 2015. Secondo una direttiva europea del 2000, tutte le nazioni si devono infatti impegnare a proteggere i corsi d’acqua. Ora, si può dire che l’Italia lo stia facendo davvero? Secondo il WWF, che già da tempo si sta mobilitando nell’organizzare campagne per liberare i fiumi, e i dati che emergono si rischia di arrivare al 2015 a dover pagare multe pesanti. Come comunica sul sito “Appena il 10% della lunghezza dei fiumi alpini – circa 900 chilometri in tutto l’arco alpino – non è stata irrimediabilmente degradata dall’uomo, e può considerarsi ancora in condizioni di naturalità. Questo secondo la CIPRA, Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi”.

Oltre al Piave e all’antica Val del Mis, il cui complesso sistema ambientale e i microambienti suggestivi, fatti di faglie, gole, cascate e torrenti, rocce stratificate di varia origine, rischia di essere compromesso, si annoverano nella lista nera tanti altri fiumi a rischio, tra cui il Talvera a Bolzano, il fiume Adige, il Brenta, il bacino del Sangro-Aventino. E ancora il Ticino e il suo parco, l’alto Tevere e il Tagliamento. E di sempre nuovi se ne trovano all’appello.

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  • Dario Santocanale scrive:

    Ci deve essere sempre un equilibrio tra l’utilizzo delle risorse naturali per produrre energia ed il consumo. Certo svuotare un lago è ridicolo… ma chi è che ha valutato l’impato ambientale?

  • Stefano Orlandini scrive:

    ….bene l’accenno al bacino del Sangro-Aventino gia’ dissanguato dalle captazioni ed ulteriormente minacciato dal progetto di un’ulteriore centrale sull’Aventino. Progetto per il momento sospeso causa l’opposizione del CFS nell’ultima riunione del comitato VIA abruzzese ma ancora minacciosamente pendente nonostante la cronica mancanza d’acqua ed il ritorno della lontra che da solo sarebbe un buon motivo per annullare immediatamente il progetto !