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Riproduzione in cattività potrebbe trasformare il commercio degli acquari marini e salvare le barriere coralline

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 21.09.2011

I biologi marini dell’Università del Texas presso l’ Austin Marine Science Institute stanno sviluppando strumenti per allevare in modo efficiente in un acquario pesci di mare, cavallucci marini, plancton e invertebrati in cattività al fine di preservare gli ecosistemi biologicamente ricchi delle barriere coralline del mondo.

 

“E ‘il genere di cosa che potrebbe trasformare l’industria degli acquari nello stesso modo in cui l’idea di bio ha trasformato il mercato di frutta e verdura”, ha detto Joan Holt, professoressa presso l’Università del Texas a Austin. “Vogliamo che gli appassionati siano in grado di mettere nei loro acquari di acqua salata del corallo allevato in maniera sostenibile e sicura”.

Lo studio pubblicato è un complemento di un lavoro ad ampio raggio sviluppatosi negli ultimi  10 anni per promuovere l’allevamento in cattività di piante ornamentali. Joan Holt è stata un pioniere nello sviluppo di fonti di cibo e design degli acquari che permettessero alle  larve fragili di sopravvivere fino all’età adulta.

Holt è stata fortemente critica con i metodi estremamente dispendiosi attualmente utilizzati per portare le creature marine dagli oceani agli acquari.

“Un metodo molto diffuso è quello di utilizzare una soluzione di cianuro”, dice Holt. “Viene immesso nei fori e nelle fessure della barriera e così si anestetizzano  i pesci,  che perciò galleggiano in superficie. Poi i collettori possono semplicemente raccogliere e quelli che si svegliano vengono gettati via”.

Questo metodo, dice Holt, ha una serie di effetti collaterali. Sbianca il corallo. Uccide o danneggia le altre specie che fanno del corallo la loro casa, in particolare quelle che non possono nuotare lontano dal cianuro. Si possono esaurire o distorcere le popolazioni indigene  e in più l’80 per cento degli animali muoiono prima di raggiungere gli acquari.

A differenza del mercato ornamentali d’acqua dolce, che si basa soprattutto sul pesce allevato in cattività, il mercato ornamentale di mare è al 99,9 per cento basato sulla cattura di animali selvatici. Holt dice che questo è dovuto in gran parte al fatto che ci sono meno conoscenze accumulate sull’allevamento in cattività del pesce di mare. Le specie marine tendono a deporre uova più piccole, le larve sono meno robuste, arrivano con più difficoltà all’età adulta e fanno affidamento su vari alimenti, come il plancton, che non sono facilmente disponibili in grandi quantità per gli allevatori.

Eppure tutte queste difficoltà, dice Holt, si possono superare.

Lei e i suoi colleghi a Corpus Christi, dove si trova l’Istituto di Scienze Marine, sono riusciti a allevare in cattività sette specie di pesci, cavallucci marini e gamberi che hanno preso dal Golfo del Messico e dai Caraibi, comprese alcune specie che altri biologi avevano tentato di allevare, ma senza successo. Altri hanno allevato con successo specie popolari come i pesci pagliaccio, i ghiozzi, e i pesci drago, così come coralli, molluschi, invertebrati ed alghe.

Diversi  grandi acquari, tra cui il SeaWorld, si sono impegnati ad assistere l’allevamento e la raccolta delle uova, e ad integrare nelle loro esposizioni informazioni su come il commercio degli acquari abbia un impatto sulle barriere coralline.

Holt ed i suoi colleghi immaginano, in definitiva, un movimento “coral-safe” per la salvaguardia del corallo. La scienza, l’economia e la consapevolezza sociale insieme potrebbero portare ad un cambiamento epocale nella gestione e nell’utilizzo degli acquari marini e di come gli amanti degli acquari di acqua salata considerano se stessi e la loro passione.

Quando ci saranno più acquari “sostenibili”, Holt ritiene che la gente vedrà un altro vantaggio per l’acquisto sostenibile. I pesci saranno semplicemente più sani, vivranno più a lungo,  e sarà più facile prendersi cura di loro.

 

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