Sono state scoperte quattro nuove sostanze chimiche prodotte dall’uomo che distruggono lo strato di ozono nell’atmosfera superiore.
Il buco dell’ozono sopra l’Antartide sta negli anni gradualmente ‘guarendo’ da quando un trattato internazionale, il Protocollo di Montreal, ha limitato la produzione di sostanze chimiche dannose per l’ozono dal 1989. Queste sostanze chimiche, note come clorofluorocarburi (CFC), sono state ampiamente usate fino ad allora come liquido refrigerante nei frigoriferi, nei condizionatori e nelle bombolette spray fino a che alcuni scienziati si sono accorti che reagivano con l’ozono, rompendo le molecole di questo prezioso gas che funge da schermo contro i raggi ultravioletti nella parte alta dell’atmosfera terrestre. Il trattato è stato firmato per ridurre significativamente le emissioni di CFC e permettere che il buco dell’ozono possa richiudersi completamente, potenzialmente entro il 2050.
Nel 2010 è entrato in vigore un bando completo sull’ uso dei CFC, anche se esistono ancora alcune lacune nel Protocollo di Montreal che consentono l’uso di queste sostanze chimiche per la produzione di alcuni prodotti, tra cui insetticidi e solventi utilizzati per la pulizia di attrezzature elettroniche.
Ora, i ricercatori della University of East Anglia nel Regno Unito hanno calcolato che queste eccezioni – che precedentemente erano ritenute relativamente insignificanti – hanno effettivamente permesso a più di 74.000 tonnellate di tre CFC precedentemente sconosciuti, e ad un composto correlato noto come HCFC, di essere rilasciati nell’atmosfera. Anche se questa quantità è di gran lunga inferiore rispetto alle emissioni di CFC negli anni ’80, è ancora una quantità significativa che potrebbe rallentare la guarigione del buco dell’ozono, secondo il rapporto del gruppo di ricercatori, pubblicato nella rivista Nature Geoscience.
“Rispetto agli anni ’80, non si tratta di una minaccia per lo strato di ozono,” ha detto il co-autore Johannes Laube.
Ma l’immissione in atmosfera di due dei quattro composti sembra aver accelerato negli ultimi anni, e questo potrebbe comportare un grave pericolo di degrado dello strato di ozono entro un decennio, ha detto Laube.
Per quantificare le emissioni dei nuovi composti, i ricercatori hanno confrontato campioni di aria con campioni di aria del passato, intrappolata nella neve compatta dalla Groenlandia. La squadra non è riuscita a individuare nessuno dei quattro nuovi composti prima del 1960, il che mostra chiaramente come i composti siano prodotti dall’uomo.
Altri campioni più recenti sono stati raccolti in una regione relativamente incontaminata della Tasmania nel 1978-2012. Il team ha inoltre sistematicamente raccolto centinaia di campioni di aria in ciascuno degli ultimi cinque anni grazie a voli di aerei commerciali in tutto il mondo.
Non è ancora chiaro se le emissioni appena rilevate siano effettivamente legate alle legali del protocollo di Montreal oppure a produzioni illegali di questi gas, ha precisato il team. Indipendentemente da ciò, i ricercatori pensano che i loro risultati richiedano un esame approfondito delle possibili fonti, e possano offrire una buona opportunità per colmare le lacune nel trattato.
La squadra si propone nel prossimo futuro di analizzare più da vicino i campioni, per cercare di individuare le fonti delle emissioni, che attualmente possono essere rintracciate solo generalmente nell’emisfero settentrionale.