Con il termine generico di ‘plastica’ si indica un insieme di materiali entrati ormai da tempo nel nostro quotidiano, ma che in comune hanno spesso solo le qualità fisiche più evidenti, quali la leggerezza, la maneggevolezza, l’economicità, la durata.
I vantaggi derivati dall’uso della plastica sono tuttavia bilanciati dalle difficoltà che insorgono nello smaltimento dei rifiuti, oggi diventato una preoccupante fonte di inquinamento.
Dal 1861, quando Alexander Parkes brevettò il primo materiale plastico, ad oggi, le tappe salienti dell’evoluzione delle materie plastiche passano attraverso la realizzazione della Celluloide (F.lli Hyatt,1870), della bakelite (Leo Baekeland, 1907), del Cellophane (Brandenberg, 1913), del nylon, (Carothers, 1935), del polietilene e del polipropilene isotattico (Natta, 1954) – industrializzato con il marchio Moplen – fino ai tecnopolimeri attuali e al Teflon, solo per citare le materie plastiche più conosciute.
I campi di utilizzazione di queste materie sono innumerevoli e, come si diceva, lo smaltimento degli inevitabili rifiuti è diventato problematico, quando si pensi che i tempi di degradazione naturale dei rifiuti plastici nel terreno oscilla intorno al migliaio di anni per una semplice bottiglia di plastica o un sacchetto di polistirolo.
Alcuni ricercatori del Rochester Istitute of Technology, New York (RIT), hanno scoperto che ogni anno dagli Stati Uniti e dal Canada si riversano nei Grandi Laghi del Nord America quasi 10mila tonnellate di detriti di plastica.
Matthew Hoffman, professore della Scuola di Scienze Matematiche del RIT è l’autore principale di uno studio dal titolo ‘Inventario e trasporto di detriti di plastica nei Grandi Laghi Laurenziani’, pubblicato su Marine Pollution Bulletin.
“Questo studio è il primo resoconto della scala d’inquinamento da plastica nei Grandi Laghi”, annuncia Hoffman, che ha utilizzato simulazioni al computer per seguire il volume dei detriti di plastica in movimento attraverso i confini statali tra l’Illinois e il Michigan e i confini internazionali tra Canada e Stati Uniti.
Studi precedenti avevano stimato che quantità variabili da 40mila a 110mila tonnellate di rifiuti plastici entrassero in mare lungo le coste degli Stati Uniti, afferma Hoffman.
Nello studio, condotto da Hoffman assieme al co-auote Eric Hittinger, professore di politica pubblica al RIT, viene segnalato che la metà dell’intero inquinamento da plastica nei Grandi Laghi – 5mila tonnellate annue – si riversa direttamente nel Lago Michigan.
In questa graduatoria poco edificante dei recettori di spazzatura, seguono il Lago Erie (2,5 mila tonnellate), l’Ontario (1,4 mila), il Lago Huron (600mila) e il Lago Superiore (32mila).
La quantità di plastica che finisce nel Lago Michigan è approssimativamente l’equivalente di 100 piscine olimpioniche riempite di bottiglie di plastica ogni anno, mentre per l’Ontario i rifiuti equivalgono ‘soltanto’ a 28 piscine.
Le osservazioni fatte fino ad oggi avevano riguardato le concentrazioni di plastica interessanti le acque libere, gli affluenti e le coste.
Hoffman applica ora per la prima volta modelli matematici, allo scopo di avere una visione più reale e ampia possibile, sia su scala spaziale che temporale.
L’inventario fornisce stime di massa complete sull’intero sistema lacustre e i risultati dello studio mostrano anche che i detriti viaggiano in modo diverso a seconda che si spostino tra i Grandi Laghi oppure nell’oceano.
“Contrariamente alle isole di spazzatura galleggianti che si rinvengono in mare, la plastica dei Grandi Laghi viene trasportata sulle sponde dai venti persistenti e dalle correnti lacustri, che spesso vanno a depositarla in un altro stato o in un altro paese”, dice Hoffman.
La plastica costituisce l’80 per cento dei rifiuti spiaggiati lungo le rive dei laghi.
Lo studio quantifica inoltre sia la plastica densa, che affonda rapidamente nella massa d’acqua, sia le microplastiche galleggianti in superficie, come i frammenti, le microperle e il polistirolo che possono essere inghiottiti dai pesci e potenzialmente entrare nella catena alimentare.
I principali centri abitati sono ovviamente le fonti primarie di inquinamento da plastica dei Grandi Laghi, con città come Chicago, Toronto, Cleveland e Detroit, che rilasciano la maggior parte della plastica che va ad accumularsi sulle rive.
“La maggior parte delle microplastiche emesse da Chicago e Milwaukee finiscono per accumularsi sulle rive orientali del Lago Michigan, mentre il materiale proveniente da Detroit e Cleveland finisce lungo la costa meridionale del bacino orientale del Lago Erie”, precisa Hoffman. Le particelle rilasciate da Toronto sembrano accumularsi sulla costa meridionale del Lago Ontario, specie a Rochester e Sodus Bay”.
Lo scenario che scaturisce dalle cifre riportate è inquietante, quando si pensi che rappresenta solo una parte dell’inquinamento globale.
E’ auspicabile, quindi, che la ricerca di Hoffman possa accendere un ulteriore campanello d’allarme, prima che il pericolo diventi un’emergenza planetaria.