Tenere a riposo i terreni agricoli rimane un importante metodo per promuovere la biodiversità in Europa centrale, secondo una nuova ricerca ungherese. I risultati hanno indicato che, rispetto ai campi di cereali invernali, i terreni messi a riposo hanno una maggiore diversità di piante e insetti.
Nel corso degli ultimi decenni, le comunità di insetti nei terreni agricoli nell’ovest dell’Europa sono diminuiti. Ciò è in parte causato da fertilizzanti e diserbanti usati nelle aree agricole intensive per favorire la crescita delle colture, a scapito della diversità delle specie vegetali autoctone. Questo a sua volta può ridurre l’efficacia dei servizi ecosistemici forniti dagli insetti, come ad esempio l’impollinazione. Il riposo è stato introdotto nel 1980 per contrastare il crescente surplus della produzione agricola in Europa occidentale. Dal 2007, il riposo obbligatorio introdotto dalla politica agricola dell’UE è stato abolito, ma continua ad essere utilizzato in alcuni paesi. In Ungheria, fa parte dei regimi agro-ambientali specificamente per fornire benefici per l’ambiente e la biodiversità, piuttosto che per ridurre la produzione. Tuttavia, gli effetti del riposo sulla biodiversità in Ungheria non erano ancora stati valutati scientificamente.
Lo studio, pubblicato su Ecosystems and Environment ha avuto luogo nella zona di pianura dell’Ungheria orientale. Sono stati campionati 39 campi: 17 sono stati messi a riposo, 16 sono stati coltivati con il grano e 6 sono stati lasciati come praterie semi-naturali. Sia sui campi a riposo che sulle praterie non è stato fatto uso di fertilizzanti e prodotti chimici e i campi a riposo sono rimasti tali con un solo taglio annuale per 1, 2 o 3 anni.
La tipologia di campo ha avuto un effetto significativo sull’ abbondanza e sul numero di specie di piante, farfalle, cavallette e api. I campi a riposo erano più ricchi di specie di piante, farfalle e cavallette dei terreni coltivati con il grano, ma più poveri rispetto alle praterie semi-naturali in termini di ricchezza di specie di cavallette e di abbondanza di farfalle. Le piante sono state molto probabilmente direttamente colpite dalla tossicità di erbicidi e fertilizzanti utilizzati per le coltivazioni del grano.
L’effetto più forte si è avuto sulle cavallette. Questo probabilmente perché sono meno in grado di percorrere lunghe distanze, a differenza di api e farfalle, essendo così più esposte a fattori locali, come la gestione dei campi.
Un’analisi più dettagliata ha rivelato alcune differenze più specifiche – ad esempio, che se la ricchezza di specie di farfalle è stata simile nelle semi-praterie e nei campi a riposo, l’effettiva composizione di specie era diverso. Le semi-praterie erano occupate principalmente da farfalle le cui larve necessitano di uno sviluppo, mentre i campi a riposo ospitano bruchi che si nutrono di particolari specie vegetali.
Anche se non c’era una grande differenza tra l’abbondanza e la ricchezza di specie nei campi messi a riposo su diversi periodi, soprattutto per le api e farfalle, i ricercatori suggeriscono che tre anni può essere un breve periodo per osservare i cambiamenti e che potrebbero essere necessari periodi più lunghi perchè i cambiamenti diventino evidenti.
I risultati complessivi indicano che ci sono importanti benefici per la biodiversità. Anche se realizzati in Ungheria, i risultati potrebbero essere applicati agli altri paesi dell’Europa centrale e dell’Europa, e sono importanti da considerare a fronte di una domanda crescente di cereali e colture bioenergetiche in questa regione.