Si trovano principalmente in Veneto e in Trentino, sono radicate nella zona dal 2006, ed ora si scopre che provengono dal Nord America. Sono piccole farfalle argentate che scavano gallerie simili a miniere nelle foglie dell’uva, indebolendo la pianta riducendo la sua vitalità. LA nuova peste predilige i vitigni di Chardonnay, ma anche il Moscato e il Cabernet Sauvignon. Si tratta di un vero e proprio flagello della vite che, secondo gli scienziati che hanno preso a cuore il problema, va combattuto prima che sia davvero troppo tardi.
Nel 2006 una nuova specie di piccola farfalla simile a una tarma è stata scoperta nei vigneti del Nord Italia da Mario Baldessarri e colleghi. Trovandola in colonie sempre più numerose in tutto il nord-est, vari scienziati hanno cercato di dare un nome al nuovo invasore. Anche esperti italiani della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige e dell’ Università di Padova hanno collaborato per dare seguito a tali ricerche, assieme a tassonomisti olandesi e americani, avvalendosi della collaborazione di studiosi specializzati nella disciplina della classificazione biologica. La nuova specie è stata poi descritta nella rivista Zookeys.
La famiglia a cui appartengono queste farfalle è quella dei lepidotteri, famiglia che è stata finora poco studiata nel Nord America per mancanza – finora – di una interazione con le coltivazioni umane. La specie è stata scoperta dal naturalista Erik J. van Nieukerken di NCB Naturalis (Leiden, in Olanda) e da David L. Wagner dell’ Università del Connecticut (Storrs, USA). Questi due professori, insieme agli scienziati italiani menzionati, hanno ricostruito la storia biologica, la morfologia e il codice genetico della nuova specie e di altri parassiti simili. “Quando abbiamo analizzato il DNA, abbiamo in effetti scoperto che ci sono molte più specie rispetto a quelle che credevamo che si nutrono di grappoli d’uva e di piante simili in Nord America”, ha detto Erik van Nieukerken. Con qualche difficoltà le quattro specie note potevano essere connesse alle altre attraverso il DNA. Questo ha fatto sì che alcune rimanessero senza un nome. La nuova specie, battezzata Antispila Oinophylla (letteralmente la farfalla dell’uva con le macchie), era stata inizialmente confusa con una specie nordamericana che cresce sulle piante rampicanti della Virginia.
La nuova specie è originaria invece nella parte orientale del Nord America, una zona che va dalla Georgia all’Ontario, e la larva si alimenta crescendo su diverse varietà di vite selvatica. In questa zona sembra essere il parassita più comune della famiglia dei lepidotteri. La larva si riconosce in quanto scava delle singolari miniere, simili a gallerie, nelle foglie e ostruisce la parte finale delle stesse con una specie di fodero ovale che assomiglia a uno scudo, entro cui incrisalida. Quando la farfalla scende verso la pianta in cerca di un luogo in cui figliare, lascia dietro sé un caratteristico foro nella foglia. Il corpo della farfalla è grande 5-6 aperture alari, circa 3 millimetri, è nerastra e ha testa e macchie color argento brillante. In Italia questa specie è stata trovata nei vigneti del Trentino e del Veneto, già a partire dal 2006, raggiungendo negli ultimi anni alti livelli di infestazione. Gli autori italiani che hanno collaborato alla pubblicazione, hanno studiato la diffusione e la vita biologica della farfalla nel dettaglio. Ricerche hanno dimostrato che questo parassita fitofago sembra essere di palato fine: preferisce i grappoli dello Chardonnay, del Cabernet Sauvignon e del Moscato. La loro eliminazione appare difficile. Attacchi localizzati e persistenti delle farfalle possono causare effettivi danni economici. L’uso di insetti antagonisti a questi parassiti è considerato uno dei migliori metodi di controllo per tenere a bada una simile pestilenza agricola.
Si ignora come la specie abbia raggiunto l’Europa. Ciò che è noto è che si tratta di una specie resistente. La piccola fodera a forma di scudo che ospita le larve si attacca a ogni tipo di materiale: tronchi, paletti di sostegno, ma anche a detriti e macerie e così può anche essere facilmente trasportata dall’uomo un punto a un altro del pianeta, senza che nessuno se ne accorga. La farfalla sopravvive a lungo anche a basse temperature. Così può essere successo che parassiti adulti siano stati trasportati sugli aerei, attraverso il trasporto merci o sulle navi. Invasioni simili stanno diventando sempre più comuni. Una conoscenza corretta della tassonomia può condurre a una conoscenza approfondita anche dell’evoluzione, della diffusione e dei nemici delle specie invasive. Purtroppo la conoscenza tassonomica di simili insetti è ancora spesso insufficiente: gli autori lanciano un appello affinché vengano portati avanti studi specifici, prima che sia troppo tardi e le farfalle argentate dell’uva diventino un vero problema in Italia e in altri paesi produttori.