SIENA – Ieri presso la XII Assemblea del Coordinamento Agende 21 Locali italiane è intervenuto l’inventore dell’impronta ecologica, Mathis Wackernagel, che ha messo in guardia l’Italia per la sua dipendenza dalle risorse importate da altri paesi.
Non si tratta solo di energia, anche se quella fa la parte del leone, ma anche di prodotti agricoli, materie prime e così via. L’Italia, insieme a Giappone, Regno Unito, Paesi Bassi, e altri si preoccupa poco o niente della sua impronta ecologica.
”Questo paese – ha detto il presidente del Global Footprint Network – consuma quattro volte più di quanto il suo territorio produca, e dipende per questo sempre più dagli altri paesi”.
Secondo l’ultima indagine dell’associazione sull’impronta ecologica dei paesi del Mediterraneo, che verrà pubblicata nel 2012, in Italia la domanda pro capite di risorse è aumentata negli ultimi 45 anni del 95% ed è il doppio rispetto alla media della popolazione mondiale.
Ed è urgente fare qualcosa, per Wackernagel. “Facciamo l’esempio di un aereo senza carburante. Potrebbe essere molto comodo da usare come cottage, se non disponessimo più di carburante. Ma la cosa incredibile è che noi non ci preoccupiamo del fatto che il carburante per far funzionare gli aerei potrebbe finire. Questo è incomprensibile”, ha dichiarato Wackernagel a Gaianews.it.
Il presidente dell’Ecological Footprint Network, con base a Oackland in California, ha per la prima volta studiano l’impronta ecologica presso l’università di Vancouver, Canada nella sua tesi di dottorato con William Rees. Da allora, questo strumento viene utilizzato per calcolare quante risorse i Paesi della Terra, le comunità locali o le organizzazioni utilizzano rispetto alle reali capacità di rigenerazione del nostro pianeta.
“Possiamo – e lo stiamo facendo – utilizzare più risorse di quante ne abbiamo, certo. Come possiamo usare più soldi di quanti ne guadagnamo. Ma per quanto tempo possiamo continuare a farlo?” ha detto Wackernagel.
Il Presidente del Global Footprint Network ha invitato i governi dei paesi industrializzati e non solo a dare risposte concrete alla salvaguardia dei territori, insieme con le amministrazioni locali. E ha portato esempi virtuosi di paesi come l’Ecuador, che ha deciso di investire nella riduzione della sua impronta ecologica e vuole raggiungere questo obiettivo entro il 2013.
Il Coordinamento di Agenda 21 è un’associazione nazionale di Regioni ed Enti Locali e territoriali che, come definito dal programma delle Nazioni Unite, promuovono la diffusione dei principi per rendere sostenibile lo sviluppo, integrando aspetti economici, sociali ed ambientali. Ad oggi sono oltre 500 gli enti locali soci del Coordinamento tra i quali 11 Regioni, 69 Province e 369 Comuni, la maggior parte capoluoghi di regione, con Roma e Milano in testa.