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WWF Abruzzo: disastro ambientale di Bussi, terreni contaminati da diossina

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 29.04.2013

Il WWF rilancia l’allarme sul disastro ambientale di Bussi sul Tirino in Abruzzo: si procede a rilento e l’inquinamento di immani proporzioni si allarga ai terreni dove è stata trovata diossina. Le falde acquifere profonde e superficiali sono contaminate con decine di sostanze tossiche e cancerogene migliaia di volte oltre i limiti di legge. E l’emergenza non può dirsi contenuta perchè alcuni contaminanti continuano a fuoriuscire dall’area. Il WWF reclama azioni immediate.

Disastro ambientale bussi sul tirino

L’inchiesta su una maxi-discarica a Bussi, aperta grazie alle indagini del Corpo Forestale dello Stato, nel 2007, ha portato a rinviare a giudizio 19 indagati, per la maggior parte dirigenti della Montedison, che gestisce l’impianto industriale.

La zone, che si trova fra due parchi nazionali, è di particolare valenza ambientale. Inoltre si teme per l’inquinamento dell’acqua potabile, alcuni pozzi sono già stati chiusi. 

L’associazione parla di un danno che costerà oltre 8,5 miliardi di euro.  250 mila metri cubi di sostanze tossiche e pericolose, sepolte a 5-6 metri di profondità in un terreno a due passi dal fiume Pescara che dovranno essere bonificate

“Nel 2011 la Environ per conto della Solvay ha proceduto a ricercare in campioni di suolo posti all’interno del sito industriale le diossine e i furani, sostanze estremamente pericolose,” ha spiegato il WWF nel comunicato.

“Su 29 campioni ben 9 sono risultati avere valori superiori ai limiti di legge per le aree industriali (se si prendesse a riferimento il limite per le aree a destinazione verde/residenziale sarebbero 16). Il campione più contaminato presentava un valore di 23,7 volte il limite di legge per le aree industriali (237 volte se si dovesse prendere in considerazione i limiti per le aree a verde/residenziale, qualora si volesse riportare il sito a questi usi)”.

Augusto De Sanctis, referente acque del WWF Abruzzo, ha spiegato, “La situazione di compromissione dell’ambiente a Bussi è veramente drammatica, uno dei posti peggiori in Italia e in Europa. Servono immediati provvedimenti, sia per rendere completamente efficaci gli interventi di messa in sicurezza di emergenza in tutte le aree, sia quelle industriali che quelle circostanti, per evitare la diffusione verso valle degli inquinanti. In alcune zone gli interventi di messa in sicurezza di emergenza devono iniziare, quando la legge prevede che siano attuati entro le 24 ore dalla scoperta della contaminazione. Altre aree all’interno del perimetro devono addirittura essere caratterizzate, a 5 anni dall’istituzione del Sito Nazionale per le Bonifiche. In generale, bisogna procedere alla bonifica.

“L’obiettivo,” continua De Sanctis, “è quello di riportare un’area posta tra il Parco Nazionale della Majella e il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ad una qualità ambientale elevata, in considerazione dell’enorme importanza dell’area sotto il profilo idrogeologico, in quanto in questo sito scorre quasi tutta l’acqua della regione. Esistono esempi magnifici di siti riportati alla vita, come è accaduto in Germania nella Rurh dove in poco più di 10 anni, chiamando le migliori menti del Paese e stanziando adeguate risorse, decine di siti inquinati sono diventati parchi e aree di richiamo turistico (parchi a tema; percorsi; musei).

“Riteniamo altresì indispensabile che gli enti assicurino la costante informazione circa i risultati dei monitoraggi come previsto dalle norme europee e dal D.lgs.195/2005 sulla trasparenza dei dati ambientali che prevede che ogni anno chiunque detenga la banche dati sui monitoraggi ambientali debba renderle pubbliche ed accessibili via WEB. Spiace evidenziare che il Ministero dell’Ambiente è in questo senso inadempiente, così come il Commissario delegato Arch. Adriano Goio, nonché gli organismi regionali e locali, e questo nonostante le chiare indicazioni sul coinvolgimento dei cittadini contenute nella mozione approvata all’unanimità dalla Commissione Rifiuti della Camera sul sito di Bussi nel 2008. Particolarmente grave è l’assenza di dati, evidenziata anche nell’ultima conferenza dei servizi del 6 dicembre 2012, sulla situazione della discarica Tremonti e delle aree contermini. Infine, è grave che la Val Pescara non sia stata ricompresa nello studio epidemiologico SENTIERI realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha coinvolto gran parte dei siti nazionali di bonifica con risultati estremamente allarmanti sugli effetti degli inquinanti che si ritrovano in queste aree sulla salute delle comunità. Il WWF già nel 2007 chiese con un sit-in lo svolgimento di un’approfondita indagine epidemiologica anche in considerazione del fatto che per decenni fu captata e immessa nella rete acquedottistica acqua contaminata dai Pozzi S. Angelo, posti immediatamente a valle del sito di Bussi, ora fortunatamente chiusi grazie alla denuncia del WWF e di Maurizio Acerbo, allora deputato  di Rifondazione Comunista. Fu costituito un gruppo di lavoro (la ASL incredibilmente mandò il responsabile del SIAN sottoposto a procedimento penale proprio per questi fatti!) che si arenò subito, anche in considerazione dello stato pietoso delle banche dati delle ASL relative ai dati di base come la mortalità nella popolazione e l’assenza del registro dei tumori. La situazione di Bussi deve essere considerata prioritaria da tutte le pubbliche amministrazioni coinvolte”.

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