Gaianews

25 milioni di tonnellate di detriti in rotta di collisione verso le coste degli Stati Uniti

Scritto da Valeria Gatti il 08.05.2012

Macchine distrutte, parti di case, barche, mobili e altro – tutto spazzato via dal terremoto distruttivo di magnitudo 9.0 che ha colpito le la costa del Giappone circa un anno fa – si stanno spostando lentamente, in rotta di collisione verso le coste degli Stati Uniti. Un disastro ambientale che va trattato con rispetto, monitorato e studiato: difficile seguire il percorso delle 4mila miglia nautiche del fiume di detriti, se ne stanno occupando studiosi ed esperti della NOAA, l’Agenzia Nazionale Oceanica e Atmosferica, tra gli altri, e per ora pare non vi siano elementi radioattivi.

“Rimane il fatto che nessuno sta seguendo in modo sistematico la traccia dei detriti”, Jim Churnside, un fisico che opera con l’agenzia NOAA, riguardo al Programma di detriti marini, ha così annunciato a Fox News “sarebbe davvero bello, ma è molto difficile”.

La distruzione causata dallo tsunami dell’11 marzo 2011, è stato un disastro tale che virtualmente si può pensare che ogni cosa che galleggi sia dovuto a quell’evento catastrofico, secondo quanto riporta anche l’oceanografo e “raccoglitore di rifiuti” Curtis Ebbesmeyer, i rifiuti includono porzioni di case, barche, navi, mobili, automobili e persino resti umani.

Modelli di studio indipendenti portati avanti dai ricercatori dell’agenzia NOAA e dall’Università delle Hawaii, mostrano un vasto campo di detriti dispersi nelle acque del Pacifico, che si stanno inesorabilmente dirigendo verso le Hawaii, la California e Washington – “le prime boe da pesca hanno raggiunto la costa occidentale già a metà dicembre”, come ha scritto Ebbesmeyer in una sua newsletter di allerta tempo fa. I relitti, come è previsto, vanno aumentando, la maggior parte dei detriti andrà a sbattere contro le coste durante l’anno 2014, non è possibile definire bene quando. “Non sarebbe sorprendente vedere arrivare sulle coste americane, già durante questi mesi, pezzi di navi da pesca, anche se la maggior parte dei detriti inizierà ad arrivare tra circa un anno” ha detto Ebbesmeyer.

Al di là di ciò, è difficile dire esattamente quanto sarà grande la mole di detriti e dove si trova esattamente ora. “Dopo lo tsunami, i detriti si sono ammassati e raccolti tutti insieme – ha raccontato Churnside – successivamente, a seguito di tempeste e con il passare del tempo, la massa si è andata separando. Non penso che in questo momento si possano vedere i resti sparsi dal satellite”.

Le riprese ad alta risoluzione dei satelliti possono individuare i resti sparpagliati – le case e le macchine, i relitti delle navi da pesca e i bidoni di petrolio. Ma settare questi strumenti per fare una scansione specifica della vastità dell’Oceano Pacifico, sarebbe faticoso e costoso. “Non esiste un modo davvero efficiente per farlo – ha spiegato Churnside – proprio perché tutti i detriti si trovano ora sparsi in un’area enorme”.

“I detriti galleggianti viaggiano a circa 7miglia all’ora – ha detto Ebbesmeyer – ma si possono muovere anche a 20 miglia all’ora, se si trovano in una vasta area esposta al vento”. I modelli ricostruiti da Churnside che riguardano il percorso dei detriti analizzato a partire dalla scorsa estate, sono probabilmente accurati. Non si pensa che i detriti siano radioattivi. Carey Morishige, il Coordinatore regionale delle isole del Pacifico per il Programma dei detriti marini di NOAA, ha raccontato al blog scientifico Earthsky.org che la radioattività probabilmente non è un problema, poiché lo tsunami ha trasportato la maggior parte dei detriti verso il mare ancora prima del disastro nucleare di Fukushima.  “Tutti i detriti dovrebbero comunque essere trattati con grande venerazione e rispetto”, ha detto Ebbesmeyer. Churnside ha programmato di rivisitare i suoi modelli dell’enorme campo di detriti a breve per comunicare così nuovi aggiornamenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA