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Sono 300mila i cani randagi in Italia: un esercito di senza casa

I canili sono pieni e gli abbandoni in estate aumentano vertiginosamente. Un consiglio dall'esperto: rinunciare a due giorni di vacanza per pagare la pensione al nostro fedele amico

Scritto da Elisa Corbi il 24.06.2014

La salute del cittadino ha a che fare anche con quella degli animali d’affezione, che ormai sempre più popolano le nostre case diventando i fedeli compagni di un periodo della nostra vita. Questo settore d’intervento impegna molti veterinari che operano nel Servizio Sanitario Nazionale. Infatti nonostante l’amore professato dagli esseri umani per i loro piccoli amici, spesso vengono a mancare il rispetto per i bisogni etologici e il benessere psicofisico degli animali e questo può determinare disagi per la collettività oltre che agli animali stessi. Fra i problemi più gravi quello del randagismo, nutrito anche dagli abbandoni che aumentano vertiginosamente nel periodo estivo. Gaianews.it ha intervistato sull’argomento la dottoressa Paola Romagnoli Vice Presidente della SIMeVeP (Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva).

Cani

D:Qual è la situazione del randagismo nel nostro Paese?

Paola Romagnoli: In Italia abbiamo circa 7 milioni di cani censiti. Nel Lazio ne abbiamo 565mila, un rapporto di circa 1 su 10 abitanti. In regioni con cittadini come Veneto Friuli, Emilia Romagna il rapporto è 1/5, in Sardegna 1/6, Toscana e Piemonte 1/7 . Altre regioni hanno stime di 1 su 27( Calabria) 1 su 14 (Sicilia) con canili pieni e migliaia di ingressi l’anno.
Nel Lazio abbiamo 12mila cani ricoverati nei canili, con un tasso di restituzione al proprietario che varia dal 25% su Roma al 5% nelle province, con una media quindi del 12%. Ciò significa che su 100 cani che vengono ritrovati e catturati sul territorio, 88 rimangono in canile perché non anagrafati ed è quindi impossibile restituirli al proprietario.
 
D.: Dott.ssa Romagnoli, quanto costerebbe alla collettività non farsi carico e non investire energie per la soluzione del problema del randagismo?

P.R.: Non farsi carico del problema significherebbe avere una popolazione di cani randagi maggiore di quella attualmente stimata in circa 300.000 soggetti, con aumento di possibili aggressioni e danni ad altri animali domestici, alla fauna selvatica, e alle persone. Non esercitare nessuna forma di controllo su tale popolazione significa aumentare il rischio di trasmissione di malattie infettive tra animali e tra questi e l’uomo. Crescerebbe il rischio di incidenti stradali legati al vagantismo incontrollato, e infine si amplificherebbe il degrado derivante dal rovistare nelle discariche e nei luoghi di raccolta di cibo, con conseguente aumento di altri animali molesti e infestanti, come ad esempio i ratti.

Cani

D.: Quali sono gli interventi prioritari? Su quali fronti occorre intervenire?

P.R.: Anagrafare il proprio animale oltre ad essere un atto obbligatorio, previsto per legge, e finalizzato alla lotta contro l’abbandono, è anche un atto d’amore che si compie per il proprio cane. Se la prima priorità è l’anagrafe, la seconda è la sterilizzazione soprattutto dell’animale di proprietà. Nei canili troviamo anche animali di razza, poiché spesso intere cucciolate finiscono in strada. Nella regione Lazio sono stimati circa 23.000 randagi. Il canile dovrebbe essere un momento di passaggio per un cane rinvenuto e catturato, solo il tempo di essere restituito al proprietario o dato in adozione.

D.: Una maggiore sensibilizzazione riuscirebbe ad arginare questo fenomeno?

P.R.: Per far fronte alla lotta contro il randagismo ci vuole prima di tutto un cittadino consapevole e responsabile. Certo è che le istituzioni da sole non possono farcela, così come l’associazionismo. Il ruolo chiave è quindi svolto dal proprietario, che va educato in maniera corretta al rispetto per gli animali, il vero amore. Lo scambio affettivo che avviene tra una persona ed un animale da compagnia ha aspetti che investono fortemente la sfera emotiva di entrambi e, a volte, ha qualcosa di magico, ipnotizzante. Pensate allo stato di benessere, quasi improvviso, che si ha tornando a casa dopo una giornata lavorativa nel trovare l’affetto del proprio cucciolo.

D.:Quale messaggio sente di dare a tutti coloro che possiedono un animale domestico?

P.R.: Vivere con un animale in casa non è un obbligo, ma è una scelta che deve essere consapevole degli impegni che comporta: se c’è rispetto e quindi amore per l’animale che abbiamo accanto riusciremo a far fronte a questi impegni a beneficio dell’intera collettività. In estate se non possiamo portarlo con noi, invece di 10 giorni di vacanza facciamone due in meno e utilizziamo le nostre finanze per pagare una buona pensione al nostro fedele compagno a quattro zampe.

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