Dopo la distruttiva alluvione nel messinese, il Wwf invita ad applicare le regole per prevenire questi disastri. “Il rischio si conosce, occorre applicare le regole, informare e prevenire.”
In Sicilia sono almeno 206, secondo il Wwf, i comuni (su un totale di 272) che hanno aree a potenziale rischio idrogeologico, e questi dati sono noti dal 2003.
I problemi, continua il Wwf, sono tanti, come piani di prevenzione assenti o non applicati, case costruite su frane o nei fiumi senza che i proprietari siano consapevoli del rischio. Eppure le Amministrazioni comunali, le Province, le Regioni, lo Stato sanno perfettamente quale sia il livello di rischio nel proprio territorio, ricorda il WWF Italia.
A seguito della legge sulla difesa del suolo, 183/89, poi integrata e modificata dal Dlgs. 152/06, sono stati redatti dalle Autorità di bacino i Piani di Assetto idrogeologico a partire dal 2001 (il primo quello del bacino del Po nell’agosto 2001) che identificavano il rischio idrogeologico per ogni comune e ogni amministrazione comunale è stata specificatamente informata dei risultati con richiesta di adeguare i propri strumenti urbanistici.
Fin dal 2003 si sa che in Sicilia almeno 206 comuni su 272 hanno aree a potenziale rischio idrogeologico (fonte ISPRA) per cui il tempo, per definire piani di emergenza e almeno per evitare o ridurre le vittime, c’era.
A Giampilieri i messinesi coinvolti nelle tragiche frane e alluvioni di due anni fa ancora aspettano gran parte dei finanziamenti.