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Ambiente, stop alla deforestazione: taglialegna, vi stiamo spiando!

Scritto da Valeria Gatti il 15.06.2012
Deforestazione in Amazzonia. Crediti: NASA, foto di Jesse Allen and Robert Simmon

Deforestazione in Amazzonia. Crediti: NASA, foto di Jesse Allen and Robert Simmon

Si chiama “Deforestation tracker”, il segugio della deforestazione, la spia che da qualche giorno ci permette di vedere quanti ettari di foreste vengono abbattuti nel mondo. Si tratta per l’appunto di un portale che spia in diretta l’avanzamento della deforestazione a livello globale. L’idea è venuta a un gruppo di esperti della California State University di Long Beach, Usa, e al sito ambientalista Mongabay.com che ospita una pagina particolare: cliccando su “Deforestation tracker” si può  controllare lo stato di salute delle proprie foreste. Lo scopo è quello di essere costantemente connessi e informati sullo stato delle foreste, comuni cittadini, associazioni ambientaliste, naturalisti, studiosi, così da poter contribuire tutti a proteggere il polmone verde della Terra.

Come è stato possibile spiarle? Lo si è potuto fare grazie al “Global Forest Disturbance Alert System” (GloF-DAS), il sistema di allerta globale che avvisa dei danni che possono essere causati alle foreste. Questo sistema si avvale di uno strumento chiamato Modis ( lo Spettroradiometro della NASA a Moderata Risoluzione di Immagine) installato a bordo dei satelliti Terra e Aqua della Nasa. Questo strumento è sensibile al disboscamento: se una foresta inizia ad essere tagliata per più del 40% scatta l’allarme. I taglialegna di tutto il mondo, i predatori delle foreste, sono dunque avvisati. Lo spettrometro invia  fotografie della Terra, raccogliendo dati secondo quadrati di 5km x 5km, segnalando quando la deforestazione procede per più del 40% con un puntino rosso tra i pixel verdi che iniziano a scomparire. Certamente il motivo della deforestazione deve essere successivamente ben determinato, in quanto la stessa potrebbe essere causata anche da incendi o altri eventi, infatti questo stesso strumento registra ogni tipo di azione che provochi una diminuzione nel numero degli alberi. A seguito della segnalazione si procede quindi con la verifica diretta sul posto. Il progetto in atto è in fase di crescita e sviluppo: i ricercatori accolgono positivamente ogni tipo di consiglio o contributo che si volesse inviare loro a riguardo. A questo proposito è facilitata la comunicazione nei due sensi: anche gli utenti possono anche avvisati via mail o via sms se si dovessero verificare dei cambiamenti nelle foreste che più sono loro vicini.

Ma come stanno le foreste nel mondo? Non è ancora così facile dirlo, si aspetta il report di Rio+20. L’Italia sembra non dover pagare multe salate in questo caso. In effetti sono in tanti a preoccuparsi e a combattere per lo stato delle foreste, dalla FAO a Greenpeace al Wwf a Legambiente, tra gli altri. Il nostro scudo contri i gas serra, le barriere naturali che ci proteggono e che, per ora, occupano circa 1/3 della superficie terrestre, sono state lo scorso anno protagoniste in quello che l’Onu ha definito «Anno internazionale delle foreste». Il miliardo di azioni verdi previste per l’inizio di Rio+20 in loro onore è stato raggiunto? Mancano ancora pochi giorni per sentirlo direttamente dal portavoce dell’Onu. Sicuramente, dati Wwf alla mano, circa il 10 per cento delle foreste è scomparso negli ultimi venticinque anni, a una media di tredici milioni di ettari l’anno dal Duemila. Ma alla luce di questo dato sconfortante, l’Italia va controcorrente, con una buona percentuale di recupero forestale degli ultimi anni. La perdita più alta riguarda invece la fascia del Centro e Sudamerica, con un dato negativo di 5 milioni di ettari l’anno di foreste andate perdute; poi c’è l’Africa e infine l’Asia. Greenpeace sul suo sito mette in guardia sul fatto che ogni due secondi viene distrutta un’area di foreste grande quanto un campo da calcio. Le ultime sette grandi sorelle verdi sono l’Amazzonia, la Patagonia, le foreste indonesiane e del Bacino del Congo, la foresta boreale del Canada, la “foresta di Babbo Natale” in Lapponia, infine le foreste russe, quelle a cui pare stia guardando ultimamente con grande interesse anche l’azienda Ikea, secondo quanto denuncia la Global Forest Coalition.

Perché le foreste sono così importanti? Secondo l’AFI, l’Associazione forestale italiana, ogni giorno la foresta amazzonica rinnova il 50 % dell’ossigeno disponibile sulla terra, assicurando l’assorbimento di gran parte dell’anidride carbonica. Le foreste ospitano circa l’80% della biodiversità terrestre e in esse vivono ancora circa 300 milioni di persone e più di 1,6 miliardi di persone dipendono dalle foreste per la loro vita. Per neutralizzare le attuali emissioni di CO2, ogni uomo sulla terra dovrebbe piantare 2 alberi all’anno. In Italia ci sono circa 12 miliardi di alberi (200 piante per cittadino). Le foreste sono dunque sorgenti preziose: forniscono alimenti, medicinali, acqua pulita e svolgono un ruolo indispensabile nel mantenimento climatico e ambientale di tutto il pianeta. Ma vale la pena ricordare che le foreste non muoiono solo perché vengono abbattute, ma anche per cause umane indirette: insetti particolari, funghi, calore e cambiamenti climatici, siccità e inquinamento.

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