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Atroci torture ad un gatto, denunciati due 17enni di ALBA (CN)

Scritto da Maria Rosa Pantè il 09.08.2010

il gatto è morto, oltre ai due assassini, c’era un gruppo di coetanei spettatori…

Quel che non perdono a questi giovani sanguinari, oltre al dolore provocato per puro divertimento a un innocente, sono le mie reazioni istintive: odio, odio puro, desiderio che a quegli esseri dis-umani accadano le stesse cose, magari senza giungere alla morte. Quel che non perdono è che con la loro disumanità questi mostriciattoli tirano fuori anche da me il lato più oscuro, irrazionale, per cui odiando loro odio me stessa perché in qualche modo divento simile a loro…
Intanto il gatto è morto, la cagnina è stata bruciata viva, l’altro cane è sempre alla catena e piccoli gatti vengono abbandonati nell’immondizia… l’elenco di bestialità verso gli animali è lungo, un vero genocidio.
Leggere certe notizie mi fa dubitare dell’uomo, dell’umanità e questo è terribile.
D’altra parte viaggiando si vedono sempre più persone che portano con sé i propri animali o che li affidano alle cure di amici per non lasciarli soli.
Questo è molto bello e testimonia di una maggiore civiltà, perché la tutela degli esseri più indifesi è il vero indice del progressi e della civiltà raggiunti da una società. Lo scrive il sociologo Baumann, ma lo diceva già Leopardi nella poesia “La ginestra”.
E che gli animali siano esseri indifesi di fronte all’uomo è evidente da questo bollettino di guerra.
Durante una sosta in autogrill ho cercato di dar da bere alle gatte che ho portato con me in vacanza..
Ho estratto le gabbiette e le ho cautamente aperte, ho osservato i loro occhi, grandi il doppio per la paura, la sorpresa per tutti quegli odori, quei rumori incomprensibili, confusi. Naturalmente non hanno bevuto e le ho rinchiuse al sicuro.
Ho pensato allora ai cani abbandonati sulle autostrade. Ho provato vagamente a immedesimarmi, è un esercizio utile per chi ha in mente di compiere un atto così abietto, anche se continuo a pensare che tali loschi figuri avrebbero bisogno non di immedesimarsi solo col pensiero, ma di provare l’ebrezza di essere scaraventati in autostrada e lasciati lì per un po’.
Non si parli però solo dei cani, anche altri animali vengono abbandonati, animali che non dovrebbero nemmeno essere in Italia ad esempio (iguana, serpenti), o i comuni gatti. Così comuni, così ingiustamente accusati di freddezza, di distacco e di opportunismo che si abbandonano forse più a cuor leggero dei cani.
Un gatto? Se la cava sempre.
Un gatto? Tanto si affeziona al posto, non alla persona.
Un gatto? Sta meglio sulla strada.
Tutto sbagliato, ragionamenti egoistici, di autogiustificazione per compiere il proprio atto immondo d’abbandono.
Il gatto d’appartamento in strada soccombe.
Il gatto, se trattato con amicizia e il dovuto rispetto per la sua felinità, si affeziona e come alle persone; anche il gatto che appare più distaccato si offende se lasciato solo e ve lo mostra ampiamente. Certo bisogna saper leggere nel loro modo di esprimersi (e io trovo sia una delle sfide più belle per la mia intelligenza e la mia sensibilità “solo” umane).
Il gatto in strada muore prima e basta.
E dunque fa caldo non siate gli in-umani che abbandonano i propri animali o che non soccorrono animali in difficoltà o che volutamente fanno del male ad animali, siate all’erta e denunciate le ingiustizie lo prevede la legge, oltre che un atto di civiltà sarebbe un atto dovuto, non voltatevi dall’altra parte.
Una nota poetica: per concludere: ci sono molte poesie sui gatti la mia preferita è della poetessa polacca, Nobel per la letteratura, Wislawa Szymborska, “Il gatto in un appartamento vuoto” è difficile arrivare così vicini alla natura profonda del gatto, alla sua essenza, ma anche alla sua sensibilità e al suo bisogno, come ogni essere vivente, di affetto, di accudimento. Il gatto in un appartamento vuoto, cui cioè muore l’amico umano, mostra con l’evidenza unica della grande poesia cosa sia l’abbandono, anche per un gatto…

Morire – questo a un gatto non si fa.
Perché cosa può fare un gatto

In un appartamento vuoto?
Arrampicarsi sulle pareti.
Strofinarsi contro i mobili.
Qui niente sembra cambiato,
eppure tutto è mutato.
Niente sembra spostato,
eppure tutto è fuori posto.
E la sera la lampada non brilla più.

Si sentono passi sulle scale,
ma non sono quelli.
Anche la mano che mette il pesce nel piattino
non è quella di prima.

Qualcosa qui non comincia
alla sua solita ora.
Qualcosa qui non accade
come dovrebbe.
Qui c’era qualcuno, c’era,
e poi d’un tratto è scomparso
e ostinatamente non c’è.

In ogni armadio si è guardato.
Sui ripiani si è corso.
Sotto il tappeto si è controllato.
Si è perfino infranto il divieto
di sparpagliare le carte.
Cos’altro si può fare.
Aspettare e dormire.

Che provi solo a tornare,
che si faccia vedere.

Imparerà allora
che con un gatto così non si fa.
Gli si andrà incontro
come se proprio non se ne avesse voglia,
pian pianino,
su zampe molto offese.
E all’inizio niente salti né squittii.

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