La corte di Giustizia Ue ha condannato la regione Veneto per la caccia in deroga agli uccelli protetti.
Secondo l’analisi effettuata dalla Commissione europea che si è rivolta alla Corte di Giustizia, la legge della Regione Veneto non è conforme alla direttiva sotto diversi aspetti. Anzitutto, indicherebbe esplicitamente le specie di uccelli che possono costituire in ogni caso oggetto di deroga come il passero (Passer Italiae), la passera mattugia (Passer montanus), il cormorano (Phalacrocorax carbo), il fringuello (Fringilla coelebs), la peppola (Fringilla montifringilla), lo storno (Sturnus vulgaris) e la tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto). Le prime cinque specie menzionate non sarebbero elencate nella direttiva, mentre le ultime due, anche se indicate, non potrebbero essere cacciate in Italia. Le specie di cui è autorizzata la caccia sarebbero identificate in via generale ed astratta e senza limiti temporali.
Inoltre, la legge veneta non prevede la verifica della mancanza di altre soluzioni soddisfacenti, né l’indicazione le condizioni di rischio e le circostanze di luogo nelle quali le deroghe medesime possono essere adottate e i soggetti autorizzati a dar loro applicazione. Inoltre, il limite massimo che la regione Veneto ha fissato è troppo elevato e non corrisponde alla nozione di “piccole quantità”.
Nel caso del fringuello la legge prevede la caccia di oltre 6 milioni di espemplari, decisamente non una piccola quantità in quanto secondo l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica un ricambio naturale prevederebbe un massimo di esemplari cacciabili pari a 400 mila. E simili sproporzioni sono presenti anche nelle altre specie in deroga.
Le risposta degli animalisti non si è fatta attendere. “Era una sentenza attesa ed oggi è arrivata, e come prevedibile è stata di dura condanna per gli abusi commessi dal Veneto in fatto di caccia”. Lo dichiarano in una prima nota a caldo le associazioni Animalisti italiani, Enpa, Lav, Legambiente, Lipu e WWF Italia a proposito della condanna della Corte europea di giustizia inflitta alla regione Veneto in tema di caccia in deroga agli uccelli protetti.
“Si tratta di un nuovo pesante smacco per la cattiva caccia italiana e in particolare per la Regione Veneto, che in questi anni ha ripetutamente violato la direttiva, come dimostrato da procedure di infrazione e sentenze della Corte, e che continua a violarla, visto che anche quest’anno, per l’ennesimo consecutivo, la regione ha autorizzato l’abbattimento di uccelli protetti non cacciabili, ignorando il rischio della condanna.”
La sentenza della Corte europea, unitamente a quella dello scorso luglio contro la Repubblica italiana, apre ora una nuova fase nell’annosa vicenda della caccia in deroga, ponendo la regione Veneto e in generale l’Italia ad un passo dalle sanzioni economiche, che, in assenza di correzioni radicali, saranno la prossima decisione della Corte.
A questo punto appare inevitiabile che Zaia fermi le deroghe attualmente in atto in Veneto e che i ministri Prestigiacomo e Galan e in generale il Governo italiano intervengano con rapidità e fermezza, per porre fine all’anarchia pura che governa gran parte della caccia italiana, tra deroghe, inapplicazioni, infrazioni e illegittimità costituzionali”.