L’organizzazione mondiale per la Sanità e l’Organizzazione Metereologica Mondiale hanno unito le forze e i dati a disposizione per creare un atlante delle malattie in relazione con i cambiamenti climatici. L’atlante servirà ai politici per gestire in anticipo e con gli strumenti migliori le emergenze create da cambiamenti climatici, malattie e disastri ambientali.
L’Organizzazione Mondiale per la Sanità e l’Organizzazione Metereologica mondiale questa volta hanno puntato alla globalità nel suo senso più compiuto. Al centro stanno le vite degli abitanti del nostro Pianeta. Sette miliardi di persone in continuo aumento, minacciate da molteplici fattori che un approccio olistico e ragionato potrebbe salvare. Secondo gli esperti infatti, con i dovuti strumenti, molta sofferenza potrebbe essere evitata.
Tre sono i fattori in gioco e non sono da poco: cambiamenti climatici, disastri ambientali e malattie. I tre sono strettamente connessi in un “macro gioco” che, secondo gli esperti, disegna sul nostro Pianeta una precisa mappa, sia delle malattie che dei cambiamenti climatici.
Ma quali sono le connessioni? Le malattie pandemiche hanno vita facile in condizioni di povertà o di estremo disagio. Queste avvengono a causa di condizioni climatiche avverse prolungate, come nel caso di siccità, o per disastri ambientali naturali, come tsunami o uragani o terremoti, o causati dall’uomo, come nel caso delle catastrofi nucleari. Il nesso fra cambiamenti climatici in atto e disastri ambientali è ormai condiviso dalla comunità scientifica, secondo le due organizzazioni mondiali.
Dai fattori in gioco sulla Terra emerge una mappa che parla chiaro: le situazioni peggiori si verificheranno probabilmente nei paesi più poveri, che sono spesso anche quelli più popolati.
Eppure la tecnologia potrebbe venirci in soccorso: la metereologia è un ottimo strumento per sapere con anticipo quali saranno le calamità e come potere prepararsi affinchè da una catastrofe naturale ci si possa proteggere e si possano evitare le epidemie dovute all’esplosione di focolai di virus che si diffondono proprio grazie alle particolari condizioni climatiche. Basti pensare alla malaria che si diffonde con la puntura di zanzara, o alla diarrea che esplode quando l’acqua è infetta e non ci sono condizioni sanitarie sufficientemente sicure.
A ciò che causa i cambiamenti climatici, cioè l’eccessiva produzione di gas serra, si aggiunge ciò che gli uomini continuano a creare: inquinamento e urbanizzazione. Anche questi due fattori vanno presi in considerazione. Dove sarebbe più corretto favorire un urbanizzazione e dove no? Attualmente nuovi agglomerati urbani crescono proprio nei luoghi più rischiosi e grandi eventi atmosferici spargono nell’atmosfera grandi quantitativi di sostanze inquinanti. La metereologia può ancora esserci utile in questi casi, studiando i movimenti delle masse d’aria e d’acqua, come nel caso dell’acqua contaminata di Fukushima.
Le possibilità che la tecnologia e la cooperazione dei grandi panel ci offrono sono molteplici e necessarie vista la grave situazione globale della quale forse, i paesi industrializzati, al di là della contingenza della crisi economica, hanno una percezione superficiale.
Fra la creazione di questi strumenti e la loro applicazione sta il gap fra scienziati e politici. A questi ultimi resta la responsabilità di gestire emergenze, calamità e, in ultimo, milioni di vite umane.