Gaianews

Carceri: disumane quelle italiane, Strasburgo ci condanna al risarcimento

Il ministro Severino: "avvilita, ma non stupita"

Scritto da Chiara Pane il 09.01.2013

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo richiama l’Italia e la obbliga a pagare circa 100 mila euro, come risarcimento da suddividere fra i sette uomini che hanno adito la Corte. All’origine della disputa le carceri di Busto Arsizio e di Piacenza e il sovraffollamento.

carcere

Sette uomini, tre italiani e quattro stranieri, detenuti nelle carceri di Busto Arsizio e di Piacenza si sono rivolti alla Corte europea dei diritti umani in virtù dell’articolo 34 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (Convenzione), lamentando di aver vissuto in celle da 9m² assieme ad altri 2 detenuti e di avere quindi a disposizione circa 3m² ciascuno. Il minimo consentito dalle leggi internazionali è invece di 4m². I detenuti hanno riferito anche la mancanza di acqua calda ed in alcuni casi di acqua in generale, e nel caso specifico del carcere di Piacenza hanno esposto il problema della carenza di luce naturale e di aria. Tenuto conto di queste situazioni i detenuti hanno invocato l’articolo 3 della Convenzione, secondo cui “nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”.

Il governo italiano dal canto suo non ritiene che le condizioni lamentate dai detenuti siano tali da poter fare riferimento all’articolo 3 della Convenzione, puntualizzando inoltre di aver provveduto immediatamente, dopo le loro richieste, alla loro scarcerazione o al trasferimento. La difesa del nostro governo ha anche obiettato la misura delle celle del carcere di Piacenza, ritenendole grandi 11m², senza però fornire dei documenti ufficiali che ne attestassero le reali dimensioni e affermando che solo sporadicamente hanno ospitato più di due detenuti. Nulla è stato detto in merito alla ventilazione delle celle. Anche per il sovraffollamento del carcere di Piacenza ci sono state obiezioni, in quanto pur avendo una capienza massimale di 346 persone, nel marzo del 2011 ne ospitava 412. Difficile invece negare il sovraffollamento dell’altro carcere, quello di Busto Arsizio che pur potendo contenere al massimo 297 persone, nel 2011 ne ospitava ben 439.

A tal proposito nella sentenza emessa ieri si legge che il sovraffollamento carcerario dell’Italia è di natura strutturale e che le misure prese a partire dal 2010 per risolvere il problema non sono state sufficienti. I numeri parlano chiaro, il tasso di sovraffollamento delle nostre carceri nel 2010 era del 151% e nel 2012 del 148%. Non a caso prima di Natale, il leader dei Radicali, Marco Pannella, da sempre attento al problema, ha intrapreso uno sciopero della fame e della sete, durato oltre una settimana e che ha preoccupato non solo i vari politici di turno, che con frasi e lettere hanno cercato di dissuadere il collega, ma anche l’opinione pubblica italiana che ha iniziato a riflettere. La domanda era sottintesa, per prolungare uno sciopero della fame così a lungo, rischiando la propria vita, il problema doveva essere davvero grave. E lo è. Non si tratta di perbenismo, ma di civiltà e umanità.

Certo, persino la Corte nella sentenza ammette che la privazione della libertà di solito comporta degli svantaggi per il detenuto, ma nonostante tutto dopo un’accurata visione del caso ha deciso di punire il nostro stato con il risarcimento di 100mila euro da versare entro i prossimi tre mesi, per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione. Somma che potrebbe aumentare, tenuto conto che la Corte ha già ricevuto più di 550 ricorsi simili a quello in questione. Per il momento, però, pare che questa Corte sia stata clemente con il nostro stato, ma lo ha messo alla prova, invitandolo a porre rimedio immediato al problema del sovraffollamento.

Il  Ministro della Giustizia Paola Severino che lo scorso hanno ha fatto approvare il decreto salva carceri, grazie al quale è stato possibile tamponare una situazione drammatica, si è detta “avvilita”, ma non stupita per la sentenza della Corte europea, e ha ribadito la necessità di nuove misure strutturali per risolvere il problema in maniera definitiva. La Severino ha anche rimproverato il senato per la mancata approvazione del ddl del governo sulle misure alternative alla detenzione, accolto positivamente dalla camera.

© RIPRODUZIONE RISERVATA